mercoledì 20 gennaio 2021

King of Peking / 京城 之 王 ( Sam Voutas , 2017 )

 




King of Peking (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10

Molti sicuramente ricorderanno il primo lavoro del regista , scrittore ed attore Sam Voutas in lingua cinese, quel Red Light Revolution che nel 2010 affrontava, sfidando anche le severa censura, il tema del mercato a luci rosse in Cina, paese leader nella produzione di oggettistica sexy , con atmosfere farsesche; sette anni dopo, avvalendosi ancora una volta dello stesso attore , Zhao Jun,  grande talento naturale con uno dei volti più cinematograficamente efficaci del cinema, come protagonista, il regista australiano torna a raccontare una storia tipicamente cinese in una maniera assolutamente coerente con la cultura della Cina.
Stavolta lo sguardo di Voutas va a posarsi su un aspetto che probabilmente ha sfumature più personali oltre che nel complesso più sentite: siamo alla fine degli anni 90, anche in Cina il mondo del cinema sta cambiando, sebbene i locali fumosi, polverosi e un po' vetusti continuino a proiettare i primi lavori occidentali che finalmente circolano liberi nel paese; l'estate poi è dura a morire la tradizione del cinema in piazza , nei quartieri di una Pechino che ancora non è diventata la metropoli moderna e un po' impersonale che è ora: film proiettati su un lenzuolo tirato alla meno peggio e con un audio approssimativo.



Di questo ambiente si nutre, in tutti i sensi, Big Wong,  proiezionista che conserva gelosamente un proiettore di produzione sovietica che lui ritiene indistruttibile e con il quale gira nei quartieri a proiettare film che rimedia , aiutato da Little Wong il figlio non ancora adolescente anch'esso appassionato di Cinema; con i soldi che tirano su in una serata sbarcano il lunario alla meno peggio, dato che Big Wong non solo sta in via di divorzio con la moglie che reclama anche il figlio ( o in alternativa una bella cifra annua come compensazione- in Cina si sa  tutto ha un prezzo e tutto si mercanteggia-), ma ha anche perso il posto di lavoro, primi sussulti della crisi cinematografica. Alla fine trova un posto di lavoro come custode presso un cinema , dove ottiene anche un alloggio: una specie di miraggio per chi ha la passione del cinema e che trascorre il tempo ad indovinare , insieme al giovane figlio, i titoli dei film.
Come detto , però, i tempi stanno cambiando, le videocassette stanno lasciando il posto ai dvd e naturalmente in Cina non poteva mancare il fenomeno della pirateria cinematografica; Wong, sentendosi quasi investito di una sacra missione , più che pensando di sbarcare il lunario, insieme al figlio mette su un fiorente mercato di dvd pirata, screener di film registrati furtivamente nella sala in cui è custode durante le proiezioni e abilmente doppiati in modo casereccio con l'aiuto del figlio.
Tra i problemi famigliari fomentati dalla moglie nei quali viene invischiato anche il ragazzino, e inevitabili conseguenze quando viene scoperto il losco giro, il finale di King of Peking rivolge più lo sguardo alla tematica del rapporto padre-figlio divenuto conflittuale.
Sfruttando in maniera molto valida le atmosfere da commedia brillante Sam Voutas poggia il suo sguardo, anche in questo caso come nel precedente lavoro, su un aspetto della vita cinese, quale il mondo del cinema in senso lato, a cavallo degli anni che hanno portato il paese ad un profondo sconvolgimento economico e sociale, ed è chiara la nostalgia che emana da King Of Peking relativamente al cinema di una volta, quello appunto delle sale fumose, dei lenzuoli tirati per ricevere il fascio luminoso , delle bobine, tutto pericolosamente in bilico con l'avvento delle nuove forme di comunicazione audiovisiva.
Così facendo il regista affronta anche , ma si badi bene senza alcuna pedanteria , il problema del mercato nero dei dvd contraffatti, che come sappiamo vede la Cina come paese leader, allora negli anni 90 come ora.
I due filoni, cinema e rapporto padre-figlio alle prese entrambi con un paese che sta cambiando troppo in fretta, si intersecano in maniera armonica nella costruzione narrativa, stemperando l'inevitabile clima farsesco che aleggia sul racconto e Voutas, dimostra di conoscere piuttosto bene l'universo cinese come dimostrano le efficaci situazioni riportate nel film.
L'indubbia atmosfera da nostalgia che si respira trae forza vitale da un racconto che vuole essere un grande omaggio al Cinema, in tutte le sue componenti, appassionati e spettatori compresi, che identifica in Big Wong, pur nella sua disarmante semplicità d'animo e di spirito l'emblema di un eroe popolare che si nutre della grande meraviglia che infonde il Cinema, fabbrica inesauribile di sogni e di storie.

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