Giudizio: 8/10
La strenua difesa della dignità
Primi anni del nuovo millenio, Galiza, la crisi dei cantieri navali esito di una globalizzazione sempre più pressante, lascia senza lavoro una gran quantità di persone non più giovanissime; tra questi un gruppo di amici che si ritrova ogni giorno in un bar gestito da uno dei licenziati che ha avuto più fortuna (o intuito).
Questa è l'ambientanzione del film di de Aranoa che punta l'occhio su una provincia spagnola lontana anni luci dalla movida madrilena disegnata da Almodovar o dalla cosmopolita Barcellona, una Spagna che somiglia molto a certa Inghilterra di Ken Loach, tormentata dai problemi economici, dalla disoccupazione e dalla rabbia.
Il film, pur avendo dei chiari connotati anticapitalisti, non indugia però sulle miserie in maniera a sè stante, anzi, lo fa con grazia, umorismo e con momenti di divertimento, togliendo tutto ciò che suoni troppo di ideologia e analizzando con lucidità i contesti personali calati nella situazione di disagio.
Assistiamo quindi ai lunghi dialoghi degli amici al bar , tra bevute quasi sempre scroccate, scopriamo i loro modi di interagire con il periodo di crisi, leggiamo nei loro occhi o nelle loro parole la disillusione e l'amarezza di sentirsi come dei ruderi in un mondo che corre troppo e che lascia indietro chi ancora quarantenne non sa darsi una ragione della sua nuova situazione sociale; ma vediamo anche, con molta tenerezza, come basti pochissimo per sognare l'Australia, come la solidarietà, l'amicizia e la dignità siano puntelli fondamentali per non affondare.
Il film vive su dialoghi bellissimi, il vero punto di forza, con battute che meriterebbero di passare alla storia, girato con molto verismo forte di influenze neorealistiche all'italiana, in ambienti e situazioni che disegnano il disagio sociale, impreziosito da uno stuolo di attori fantastici di cui Bardem è sicuramente il capofila.
La lunga serie di riconoscimenti ricevuti in Spagna è assolutamente meritata: non è facile saper raccontare la dignità calpestata, la solitudine , l'amicizia e il disagio interiore con la forte e melanconica poesia con cui lo ha fatto de Aranoa.
Questa è l'ambientanzione del film di de Aranoa che punta l'occhio su una provincia spagnola lontana anni luci dalla movida madrilena disegnata da Almodovar o dalla cosmopolita Barcellona, una Spagna che somiglia molto a certa Inghilterra di Ken Loach, tormentata dai problemi economici, dalla disoccupazione e dalla rabbia.
Il film, pur avendo dei chiari connotati anticapitalisti, non indugia però sulle miserie in maniera a sè stante, anzi, lo fa con grazia, umorismo e con momenti di divertimento, togliendo tutto ciò che suoni troppo di ideologia e analizzando con lucidità i contesti personali calati nella situazione di disagio.
Assistiamo quindi ai lunghi dialoghi degli amici al bar , tra bevute quasi sempre scroccate, scopriamo i loro modi di interagire con il periodo di crisi, leggiamo nei loro occhi o nelle loro parole la disillusione e l'amarezza di sentirsi come dei ruderi in un mondo che corre troppo e che lascia indietro chi ancora quarantenne non sa darsi una ragione della sua nuova situazione sociale; ma vediamo anche, con molta tenerezza, come basti pochissimo per sognare l'Australia, come la solidarietà, l'amicizia e la dignità siano puntelli fondamentali per non affondare.
Il film vive su dialoghi bellissimi, il vero punto di forza, con battute che meriterebbero di passare alla storia, girato con molto verismo forte di influenze neorealistiche all'italiana, in ambienti e situazioni che disegnano il disagio sociale, impreziosito da uno stuolo di attori fantastici di cui Bardem è sicuramente il capofila.
La lunga serie di riconoscimenti ricevuti in Spagna è assolutamente meritata: non è facile saper raccontare la dignità calpestata, la solitudine , l'amicizia e il disagio interiore con la forte e melanconica poesia con cui lo ha fatto de Aranoa.
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