Giudizio: 5/10
Film indipendente , proveniente , con tanto di premio dal Sundance e successiva tappa nell’immancabile Toronto, regista alla sua opera prima e tematica imperniata sulle tensioni razziali che solcano gli States; l’identikit perfetto per la tipologia dominante alla Festa del Cinema di Roma di quest’anno.
Darius ,un nero disarmato, viene ucciso dalla polizia al termine di una normale operazione di controllo di quartiere finita malissimo; l’uomo è ben voluto nel quartiere e la sua morte scatena la rabbia della comunità afroamericana; Manny, un giovane che sta per iniziare un nuovo lavoro e che riprende tutta la scena con il cellulare; un agente di polizia nero che appartiene alla stesso gruppo dell'agente accusato di aver premuto il grilletto; una giovane promessa del baseball che di fronte alla rabbia montante della comunità nera decide di abbracciare la causa: sono le tre prospettive con le quali il regista decide di esplorare le reazioni alla situazione di tensione razziale; tre prospettive che sono però anche vere e proprie storie personali nelle quali ognuno dei protagonisti ha qualcosa da perdere o da guadagnare.
Lasciando da parte per un attimo la ripetitività di alcune situazioni che giunti al settimo giorno di Festa, iniziano francamente ad essere stantie, la scelta di Green di raccontare il problema della tensione crescente tra polizia e comunità nera è apprezzabile grazie alla tripartizione abbastanza netta del racconto, una molteplicità di prospettive che dovrebbe essere propedeutica ad una analisi più approfondita e che tenga in considerazione le numerose sfaccettature ; il problema però è che alcune situazioni e soprattutto alcuni personaggi stentano ad essere credibili, soprattutto il giovane giocatore di baseball, col risultato che le premesse sono valide, l’dea anche , ma poi lo sviluppo è decisamente deludente ed infruttuoso: troppo frettolose certe virate di coscienza che portano ad una quasi assurdità narrativa, troppe ovvietà che affogano la seppur valida scelta strutturale del racconto esposto sotto diverse prospettive.
Siamo insomma sempre alle prese con quelli che sono i veri problemi del cinema indipendente americano, dove troppo spesso è l’ideologia e non lo sviluppo della storia a dominare i lavori; sembra quasi che il solo fatto di avere una qualche idea sia in grado di dare corpo ad un racconto che non naufraghi nelle assurdità; non sempre è sufficiente trattare un tema caldo e carico di implicazioni che nel dopo Obama è ritornato di grandissima attualità nella società americana come quello del razzismo e delle tensioni razziali che vede protagonisti i tutori dell'ordine, per avere la certezza che un film sia ben fatto.
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