lunedì 5 novembre 2018

Beautiful Boy ( Felix Von Groeningen , 2018 )



Beautiful Boy (2018) on IMDb

Giudizio: 7.5/10

Nic ha 18 anni, brillante studente liceale , pronto ad iniziare il college, una buona famiglia (allargata ) alle spalle; quando la curiosità tipica giovanile lo porta a provare quasi per scherzo quella che nei primi anni del nuovo millennio fu una droga boom, la metanfetamina, la sua vita cambia per sempre: una dipendenza dalla quale non riesce a liberarsi nonostante periodi illusori di disintossicazione presso strutture specializzate e nonostante la famiglia soprattutto il padre cerchino di dargli tutto il sostegno necessario.


Il continuo tira e molla tra periodi di dipendenza , riabilitazione e transitoria guarigione mettono a dura prova i rapporti personali soprattutto quello tra Nic e il padre che è colui che maggiormente subisce le conseguenze di quanto accade e che vede il rapporto col figlio diventare sempre più problematico e di sempre più difficile gestione a causa della spirale nella quale il ragazzo sembra essere entrato e della quale non riesce a liberarsi.
Proprio la figura paterna è quella verso la quale Nic periodicamente sfoga tutti i suoi malesseri che coincidono con il suo stato di tossicodipendente; forse è proprio il rapporto con un padre cui è stato affidato dopo la separazione  con la madre del ragazzo , troppo apprensivo e pressante, o forse troppo poco padre e troppo amico, a scatenare in lui la forza autodistruttiva; sta di fatto che il dramma di Nic è quello di tutta la famiglia che giunge al punto di mettere in gioco se stessa pur di tentare un salvataggio reso forse impossibile fino ad allora a causa della troppa tolleranza verso di lui.
Beautiful Boy, ispirato alle memorie scritte sia dal protagonista che dal padre, è il racconto di un dramma intimo che affligge larghi settori del mondo occidentale, e non solo, la descrizione di un percorso difficile , estenuante e spesso purtroppo non risolutivo  da parte di tutta una comunità famigliare e dei rapporti di affetto e di amore che la animano; un ritratto che , per fortuna, il belga Von Groningen qui al primo lavoro in lingua inglese , rimanendo ancorato alla tradizione europea, non cerca mai, neppure nel finale, di rendere più digeribile e rassicurante per il pubblico evitando così il facilissimo trappolone sentimentale-emotivo; lo stesso finale può essere interpretato sia in senso ottimistico che pessimistico, di certo è un finale carico comunque di dolore.
Semmai il regista appare più propenso ad esplorare i devastanti meccanismi che si instaurano una volta entrati nel circolo vizioso della tossicodipendenza: da un lato il nichilismo e la forza autodistruttiva, dall'altro  la coscienza della solitudine, dell'impossibilità di uscire da una condizione mortale e poi l'importanza dell'ambiente famigliare , unica ancora di salvezza che può evitare la catastrofe che travolga tutti.
La buona intesa tra Steve Carell e Timothèe Chalamet  consente al film di avere sempre una tensione emotiva che scaturisce dal rapporto personale tra i due.


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