giovedì 7 luglio 2022

The Calming / 平静 ( Song Fang / 宋方 , 2020 )


 



The Calming (2020) on IMDb
Giudizio: 7.5/10 

Sin dalla sua prima al Festival di Berlino del 2020, dove riscosse non solo un riconoscimento ma anche una notevole quantità di giudizi positivi, The Calming della regista cinese Song Fang alla sua opera seconda dopo l’esordio di otto anni prima, ha confermato quanto di buono aveva già mostrato la regista nell’opera precedente; chiaramente influenzata dal cinema di Hou Hsiao Hsien di cui fu attrice in Flight of Red Balloon , l’opera di Song è di quelle che poco trasmettono con le parole  e tanto con le immagini o persino con frammenti di queste.

La trama è talmente esile da potersi considerare quasi superflua: basti sapere che al centro del racconto c’è una giovane regista reduce da una traumatica separazione con il partner che nell’arco di un anno affronta una sorta di viaggio di meditazione e di introspezione che diventa una immersione in immagini, ricordi, sensazioni, silenzi e sguardi.




La nostra protagonista vaga in Giappone dove incontra un amico cui confessa la separazione col fidanzato fino ad immergersi solitaria nel magnifico paesaggio innevato di Niigata, solcando le distese di un bianco accecante sull’immancabile treno; sempre in Giappone incontra Watanabe Makiko attrice nota soprattutto per essere una delle fedelissime d Sono Sion, poi si sposta a Pechino nella sua nuova casa con lo sguardo sulla città moderna, quindi la vediamo recarsi dagli anziani genitori con il padre malato in una casa che ha una bellissima veduta su un bosco , quindi passiamo ad Hong Kong dove la regista sta presentando il suo ultimo lavoro , un documentario a forte impronta naturalistica, ricco di suoni e di immagini di foreste e boschi e dove attraverso un dialogo con uno spettatore che si chiede se un’opera simile non sia più adatta ad una esposizione d’arte che ad un cinema , Song Feng ci immerge in una riflessione sull’arte e sul cinema, sempre ad Hong Kong incontra vecchi amici che hanno messo su famiglia e vivono in una casa che si affaccia sulla baia e sui monti che stanno alle spalle di Hong Kong ed infine il ritorno dai genitori con i ricordi di come lei fosse attratta sin da bambina dal bosco e dai suoi richiami notturni.

Come si vede il peregrinare della protagonista , una bravissima Qi Xi, da viaggio per dimenticare una delusione e una separazione diventa ben presto una ricerca di qualcosa più profonda, l’essenza dell’universo che ci circonda, la forza dello sguardo che sa carpire ogni piccolo frammento di realtà che ci passa davanti; la protagonista fa ciò con apparente indolenza, con lo sguardo spesso quasi vuoto, ma nel suo sguardo c’è invece , sempre , la luce dell’interesse e dell’emozione che una immagine reale può suscitare.

La regista si muove sempre in spazi che hanno una vista su qualcos’altro: enormi finestre e balconi che si affacciano spesso su una natura lussureggiante, finestrini del treno dai quali scruta il candore delle distese innevate del Giappone, il finestrino del taxi che mostra il volto di Kowloon; tutto quello che è mondo al di fuori di lei viene esplorato in silenzio , e noi con lei, per cogliere ogni attimo di vitalità del mondo reale che ci circonda e nel quale, anche se non sembra all’apparenza , la protagonista si immerge alla ricerca di qualcosa che sani il suo malessere e la sua tristezza, che però appare in maniera netta solo durante l’esecuzione dell’Alexander Balus di Handel in cui vediamo il suo volto rigarsi di lacrime, non a caso in un passo dell’ oratorio in cui  è cantata una separazione drammatica.

Tutto il film è un invito a guardare con calma e con apparente rassegnazione il mondo che ci circonda soprattutto quello che appare più silenzioso e privo di vitalità, lasciarsi assorbire dai suoni e dai colori della natura , rimanere isolati con se stessi per poter trovare dentro di noi qualcosa che ci aiuti a superare i momenti difficili; Song ci invita alla solitudine contemplativa , allo sguardo carico di empatia con la natura in tutte le sue sfaccettature, ci invita a porci con un animo ricettivo di fronte al mondo reale, soprattutto quello cui solitamente non prestiamo ascolto.

Prodotto da Jia Zhangke, che oltre ad essere un regista straordinario sa ben  scegliere i talenti da far sbocciare e da coltivare, dimostrandosi così anche un produttore lungimirante, The Calming è opera che forse per alcuni aspetti può risultare ostica soprattutto per  il ritmo  abbastanza pacato, ma se si riesce ad entrare in comunione con la protagonista e con la sua prospettiva, la pellicola è indubbiamente ricca di una forza emotiva coinvolgente.

Come detto la protagonista assoluta è Qi Xi, bravissima soprattutto a sfuggire sempre da uno sterile cinema ritrattistico, pericolo sempre in agguato quando il volto dell’attrice è quasi sempre al centro dell’immagine; lei invece, evidentemente seguendo anche le direttive della regista, altrettanto brava nel dare una forma elegante e al contempo carica di intensità emotiva silenziosa all’opera, riesce sempre ad offrirci degli sguardi che, ogni volta diversi , silenziosi e carichi di emozione, riempiono il vuoto delle parole. 

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