sabato 8 giugno 2019

9 Doigts [aka 9 Fingers] ( F.J. Ossang , 2017 )




9 Fingers (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10

F.J. Ossang, artista poledrico francese, musicista, scrittore e poeta ed anche cineasta, giunge al suo quinto lungometraggio ( in 34 anni di attività, una media degna del primo Malick...) con 9 Doigts, premiato a Locarno per la regia, lavoro tutt'altro che semplice, per molti versi spigoloso ed arcigno quando non addirittura arcano, ma che soprattutto nella sua essenza visiva, formale e stilistica regala indubbiamente dei bei momenti.
Il racconto è molto frastagliato, più che ad un a trama si affida a dei frammenti sparsi qui e là, a partire dal protagonista Malgoire che vediamo nella scena iniziale muoversi con circospezione in una stazione per poi fuggire ed imbattersi dapprima in un moribondo che gli consegna una grossa cifra di denaro e quindi in una banda di gangster misteriosi che lo rapisce: un inizio degno del più classico dei noir quindi dal quale ben presto però si allontana per approdare ad atmosfere da film a metà strada tra il metafisico ed il fantascientifico.


Il gruppo di malavitosi con il loro ostaggio Malgoire infatti si imbarca frettolosamente, portando con sè una misteriosa valigia, su un cargo che sembra tanto somigliare ad una nave fantasma, direzione l'isola che non esiste , una entità più teorica e filosofica che reale, accumulo di materiali plastici retaggio di una civiltà già finita nel baratro e pronta ad essere sopraffatta dai tangibili pericoli nucleari.
E' proprio a bordo della nave alla deriva verso una meta imprecisata, raggiunta ma mai attraccata, ridotta a nucleo di devastazione e morte attraverso la metaforica immagine di una peste nucleare che sta colliquando l'umanità intera,  che 9 Doigts muta la sua livrea da noir americano anni 40-50 ricco di un bianco e nero molto stilizzato in una riflessione filosofica ed esistenzialista sulle sorti dell'umanità; Ossang si avvale di metafore e di allegorie, di richiami cinematografici citazionisti, di un nichilismo di fondo che sembra accettare la deriva di putrefazione materiale che ha imboccato la civiltà.

Il bianco e nero utilizzato da Ossang se nella prima parte sembra un vero e proprio omaggio al cinema noir americano e francese degli anni 40, carico di austerità e di contrasto bicromatico molto forte, nella seconda sembra addirittura accentuare l'atmosfera di morte e di astrazione  contenuta nel racconto che scivola via su toni molto compassati.
Come detto il premio alla regia ottenuto a Locarno è meritato perchè più che nelle tematiche, che a volte tendono ad apparire un po' troppo forzate, quando addirittura fin troppo astruse, 9 Doigts si affida soprattutto ad una prorompente forza visiva che tracima in una visionarietà degna del Lynch più ispirato, alla quale si affianca un tentativo di descrivere un ultimo disperato sforzo di fermare la sublimazione di una civiltà popolata ormai solo di spettri in bianco e nero.

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