C'era una casa nel bosco
La casetta rossa nel bosco dove due addetti alle pulizie delle scene del crimine svolgono il loro lavoro tra conati di vomito e scoperte sconcertanti, nasconde nella sua cantina il segreto di una Huldra, mitologica creatura delle leggende norvegesi, una sorta di ninfa dei boschi antropomorfa ma con coda bovina, qui nascosta e sottratta alla vendetta dei suoi simili da un uomo che si è preso cura di lei per tanti anni, crescendola , cercandone una sorta di omologazione umana e proteggendola dal mondo esterno anche perchè la creaturina posside delle grandi capacità: può guarire o uccidere con la stessa facilità.
Il confronto tra i due uomini e la creatura saltata fuori dal nulla in una cantina trasformata in un laboratorio e la lotta all'ultimo sangue per salvare se stessi dal nemico che non ha nè code nè poteri speciali, ma è semplicemente un loro simile, sono i pilastri sui quali si fonda una storia che fa crescere man mano l'inquietudine e la tensione e che avvolge nella sua atmosfera da rigorosa storia nordica.
L'opera prima , a bassissimo budget, di Aleksander Nordaas, sebbene condita di qualche situazione che denota una certa quale "ingenuità" ed incompletezza, è comunque film bello, da gustare nella sua brevità (76 minuti), che da corpo a quelle che sono leggende che, come spesso accade, sono proiezioni delle nostre paure e delle nostre ossessioni, che offre una crescente tensione emotiva e che mostra come il vero nemico spesso è molto più vicino a noi di quanto ci aspettiamo.
L'incontro tra la huldra e i due uomini, si ammanta di prodigioso soprattutto nel finale, quasi volesse il regista assecondare il remoto e recondito desiderio umano, che esiste dalla notte dei tempi, di vedere i miti e le leggende prendere corpo e poterle toccare con mano.
Film sorprendente, che accanto al rigoroso stile nordico lascia però palpitare il cuore, in un confronto senza fine tra la mitologia e l'uomo.
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