Giudizio: 8.5/10
Le gocce nell'oceano che inseguono il destino
Lungo quasi tre ore di racconto e 500 anni, sei storie ambientate in epoche diverse si rincorrono, si accavallano, si intersecano , a volte per brevi momenti, saltando i secoli come fossero attimi: questa l'impalcatura scenica del tentativo di disegnare sullo schermo quanto sgorga dall'Uomo, nel bene e nel male, e che si riflette nel Mondo; tentativo non perfetto, anzi spesso altamente imperfetto, ma proprio per questo bello e radioso, come solo le cose imperfette possono essere, proprio come l'essere umano che sfidando la legge dell'evoluzione e della Natura è capace di segnare il proprio destino.
L'imperfezione dell'amore contrapposta alla rigorosità dello scorrere del tempo, il concetto universale che nel mondo non siamo schegge solitarie ed impazzite, la transmigrazione dell'anima e dei sentimenti tengono legate le sei storie al centro delle quali i registi, rifacendosi al romanzo di David Mitchell , inseriscono tematiche che sono l'esatto risultato fenomenologico delle azioni umane.
Se il progetto appare ciclopico nel suo insieme e ne determina quella imperfezione che molte volte si appalesa, è anche vero che quella costruzione sincopata, fatta di salti logici e temporali, solo parzialmente ben rimessi insieme nel finale come un vaso di coccio finito in mille pezzi, e una regia che non perde mai di vista il topic del racconto, fanno di Atlas Cloud un film che non si dimentica facilmente, di quelli che lasciano una scia sottile ma ben radicata che ogni tanto si affaccia alla superficie anche quando i titoli di coda sono passati da un pezzo.
Come sempre in lavori del genere, in cui il progetto narrativo mostra ambizioni estreme, il giudizio può variare facilmente , come un battere di ciglia, dal capolavoro assoluto alla delusione completa.
Atlas Cloud possiede le stigmate del capolavoro, regala emozione e abbaglia lo sguardo in certi suoi passaggi, rende meno in altri, sembra volersi ergere a summa di vari generi cinematografici ( dalla fantascienza al thriller) che sono in realtà solo contenitori narrativi di un cumulo di tematiche e di citazioni cinematografiche-filosofiche-letterarie che convergono tutte nel cuore "filosofico" del film: l'Uomo e il destino della sua Vita e del suo Mondo.
La scelta puramente tecnica dei registi di raccontare con una simile frammentazione narrativa una storia di fatto unitaria può spiazzare soprattutto all'inizio, ma ben presto il film avvolge, ci tiene avvinghiati alla poltrona e regala momenti di rara bellezza ( le immagini della Seoul del 2144 , il tragico finale della storia d'amore gay, il finale della storia della replicante); citare tutte le tematiche presenti nel film , alcune abbozzate, altre meglio sviluppate, è esercizio quasi impossibile , e seppure con la bellissima "imperfezione" di cui si è detto, molte corde vengono toccate dal racconto, che è bene ripeterlo si avvale soprattutto di un montaggio eccellente, capace di dare ritmo sostenuto a frammenti di storie che si mescolano come in un paiolo sopra un fuoco ardente.
Un gran film, un ottimo inizio anno! C'è qualche difetto ma rimane dentro, e questo è quello che conta!
RispondiEliminaD'accordo, però è proprio quel manto di imperfezione che fa del film un lavoro bello e che lascia il segno.
EliminaL'unica coppia felici ha dovuta lasciare la terra!
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