Giudizio: 6.5/10
I simpatici ciarlatani
Puntuale come sempre da anni, anche Hahaha , film del 2010 del regista coreano Hong Sang-soo si porta a casa il premio a Cannes, divenuto ormai l'abituale trampolino di lancio di un regista che sempre più nettamente si sta spingendo verso una forte contaminazione francese nelle sue opere.
Con questo lavoro, che giunge dopo una serie di pellicole indubbiamente importanti, alcune di notevolissimo spessore, sembra di assistere ad una metamorfosi sia dello stile narrativo che delle tematiche e soprattutto ad un cambiamento dello sguardo del regista.
Vero che la struttura del film ricalca in maniera quasi maniacale quella della quasi totalità delle opere di Hong, ma il suo modo di porsi e quindi di raccontare le storie perde molto di quel sarcasmo e di quella cattiveria che avevano caratterizzato i lavori precedenti.
Amici che si incontrano, che sentiamo solo raccontare l'introduzione e la fine delle storie, mentre sullo schermo passano fotografie in bianco e nero di brindisi beneauguranti, personaggi tra il buffonesco, il cialtrone e il disadattato, aspiranti registi, millantati poeti, letterati falliti: insomma il consueto mondo di Hong con al centro il Cinema, tra tradimenti, sigarette fumate a non finire, bevute e conseguenti ubriacature con tanto di faccia deformata dall'ingurgitamento, storie piccole e grandi di amori tra l'adolescenziale e il patetico, il volto peggiore smascherato dalle bevute ricercate con tenacia per potersi liberare.
Il film è tutto in questi quadri che nascono dal racconto di una vacanza fatta nello stesso luogo e nello stesso periodo incontrando le stesse persone senza che mai le due strade si intersechino, apoteosi di una incomunicabilità e di una fragilità cosmica.
Come detto, quello che varia è lo sguardo di Hong che stavolta, come farà anche nei lavori seguenti, lascia da parte il pungente vetriolo del sarcasmo e della derisione per lasciare il posto ad una bonaria e, tutto sommato, simpatica descrizione di un pugno di ciarlatani mezze canaglie (donne incluse), col risultato di far emergere una sorta di empatia con i personaggi che da parte loro fanno più tenerezza ( o pena) che rabbia.
L'abbrivio che nasce da Hahaha, che le sue qualità comunque le ha, sarà di quelli lunghi e porterà Hong Sang-soo sempre più verso lidi molto meno ricchi di qualità narrativa fin quasi alla delusione di The day he arrives, mostrando un tentativo di abbracciare in toto certe atmosfere francesi un po' Rohmer un po' Novelle Vague, con risultati non proprio eccellenti.
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