Storia dei crimini giapponesi
Film storico , a metà strada tra la cronaca processuale e il racconto personale, The Tokyo Trial del regista cinese Gao QunShu è ambientato durante il processo tenutasi a Tokyo sui crimini di guerra commessi dal Giappone in Estremo Oriente e svoltosi alla fine del conflitto mondiale ed è raccontato in prima persona dal rappresentante cinese della giuria internazionale.
Condito dal consueto nazionalismo cinese che si contrappone al revisionismo nipponico il film ha l'impianto del racconto storico, arricchito anche da immagini di repertorio e la cronaca del processo mette di fronte il punto di vista cinese e quello giapponese, tratteggiati tra l'altro con una certa approssimazione.
Accanto all'evento storico c'è il racconto personale sia del giudice cinese che quello di un giornalista al seguito che incontra a Tokyo una sua vecchia fiamma giapponese.
Il regista affianca la storia personale travolta dagli eventi bellici che hanno lasciato ferite purulente nell'animo di tutti, vincitori e sconfitti, a voler sottolineare come il conflitto tra Cina e Giappone sia stato anzitutto un dramma transnazionale che ha distrutto legami intimi e la pacifica convivenza di due popoli che all'epoca si sentivano in qualche modo fratelli.
Il volere condurre la narrazione su entrambi i binari, condendo la storia personale di momenti di alta drammaticità se da un lato rende chiaro il concetto della tragedia, dall'altro sbiadisce l'identità del film che , a ben guardare, non è un film di cronaca storica nè un racconto di vite vissute.
L'operazione commerciale di presentare al pubblico cinese il film proprio nell'anniversario dell'aggressione giapponese gli ha consentito un grande successo di pubblico, confermando però che le intenzioni recondite erano quelle di confezionare un lavoro che fosse di facile presa , insistendo sull'avversione antinipponica dei cinesi.
Al di là di questo, il film però non lascia grossi segni, nonostante l'impegno profuso: meglio sarebbe stato cercare di centrare meglio uno dei due filoni narrativi su cui si poggia, nonostante il sermone finale sull'opportunità della pena di morte che vorrebbe dare un crisma di tormento interiore ai protagonisti.
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