Giudizio: 5.5/10
Mentre i padri partono per l'ennesima guerra e le madri si inchiodano davanti alla televisione e alla radio, un gruppetto di ragazzini israeliani ha eletto una base militare abbandonata a loro covo , dove incontrarsi e mettersi al riparo dalle angherie dei ragazzi più grandi; a protezione loro e della base hanno posto un essere immaginario che vive nella profondità di un pozzo, una divinità feroce da sfamare e a cui chiedere la clemenza.
Quando però in quella stessa base trovano rifugio due disertori, preoccupati solo di evitare di finire in guerra, il conflitto tra i due gruppi diventa necessario, dapprima per la semplice difesa del proprio territorio, poi come una escalation di violenza nella quale i ragazzini sembrano trovarsi a loro agio.
Il finale, che potremmo definire disturbante nella sua repentina commistione di poeticità e di violenza, un po' lascia interdetti, anche se probabilmente la giusta lettura del film lo rende più coerente.
Land of the Little People è l'opera prima del regista israeliano Yaniv Berman, autore nel passato di documentari e di corti che avevano sempre come soggetto il rapporto tra i bambini , la guerra e lo spirito militarista del paese.
E' un racconto che parte molto bene: sembra una di quelle storie di ragazzini in vacanza estiva che si concedono qualche azzardo in una ambientazione molto accattivante quale è la base militare diroccata.
Ben presto però scopriamo che la storia ha ben altri connotati e diventa dapprima un racconto sulla condizione di una adolescenza pesantemente condizionata dallo stato di belligeranza continua del paese, che non sembra avere altra via di mediazione che non sia lo scontro.
Quando poi nel racconto compaiono i due disertori, l'aspetto metaforico di Land of the Little People diventa addirittura preponderante: una continua e insinuante metafora sulla situazione politica del paese, sull'ormai inveterata abitudine degli israeliani alla guerra, sul profondo spirito militarista di una nazione che sembra aver cancellato ogni altra forma di confronto, sul ruolo delle forze armare e dei soldati nella società civile.
Al fondo di tutto c'è questo rapporto che sin da ragazzini si stabilisce con la guerra e che porta anche i più giovani ad avere un approccio alla vita molto più rude e spesso violento.
Berman inizia bene il suo racconto, ma poi, man mano che accumula situazioni ,perde un po' il filo conduttore al punto che soprattutto nella parte centrale Land of the Little People oscilla con troppa incertezza tra il thriller con sfumature horror, il dramma generazionale e la metafora spinta, motivo per cui anche il citato finale impone un certo sforzo d'interpretazione per poter essere compreso pienamente.
Nel complesso la pellicola ha anche buoni spunti ma l'incertezza narrativa ne mina almeno in parte la qualità complessiva: peccato perchè Land of the Little People aveva le potenzialità per risultare un lavoro ben più valido, soprattutto se Barman avesse avuto un po' di coraggio in più.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.