Giudizio: 4/10
Basterebbero poche parole per descrivere Captain Fantastic di Matt Ross, incredibilmente premiato a Cannes in Un Certain Regard per la regia : film ruffiano che parla di un fesso che si crede un filosofo, incurante delle conseguenze che il suo patetico credo utopistico comporta e che può far breccia solo nella messe di ipocriti buonisti ( e magari pure radical chic) con il cuore aperto al polpettone (finto)anticonformista.
Ma andiamo avanti, tanto per non far sembrare una sentenza vuota le parole precedenti.
Il protagonista è un hippie anacronistico che sembra uscito da qualche programma TV anni 60 che pensa di educare i figli (ben sei) isolandosi in una foresta tra i monti lontano dall’orrido capitalismo progressista e tecnologico. Quando la moglie muore l’uomo decide di andarsi a recuperare il cadavere per offrirle il rito finale buddista ( si ricorda agli sprovveduti che il buddhista non va a caccia e non mangia carne cosa che orgogliosamente fa la famigliola al completo…).
Il rientro nella detestabile società civile sarà un trauma soprattutto per i ragazzi che non la hanno mai toccata con mano , visto che non vanno neppure a scuola ma sono indottrinati come un piccolo esercito dal protagonista fesso, il quale in compenso gli insegna come fare una “spesa proletaria” negli orridi templi del consumismo che sono i megastore.
Accumulando situazioni ovvie e stucchevoli, già viste milioni di volte ma capaci di scatenare le risa in un pubblico evidentemente intristito dalla vita, il film ci mostra la lotta di un titano dell’utopia che insegna la fisica quantistica ai figli, li indottrina su testi improbabili, sebbene il maggiore , di nascosto e con l’aiuto della madre, è stato accettato nelle migliori università del paese (alla faccia della selettività dei college americani) e quando almeno i più piccoli scoprono i videogame presso la casa dei cugini (orrore…) , il fesso comincia a pensare che forse qualcosa non va bene.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
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