mercoledì 19 ottobre 2016

The Eagle Huntress ( Otto Bell , 2016 )




The Eagle Huntress (2016) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Ai piedi dei Monti Altai, nel nord ella Mongolia, vivono delle popolazioni nomadi di religione musulmana che si tramandano da secolil'arte della caccia con l'aquila: in coppia coi rapaci , grazie ad un allenamento che porta ad una simbiosi con l'uomo, queste popolazioni si procurano soprattutto d'inverno le pelli per confezionare gli abiti; la tradizione vuole che dopo sette anni l'aquila dovrà essere liberata perchè il ciclo è terminato e l'animale deve tornare al suo habitat naturale.
Questa pratica che si tramanda di padre in figlio da molte generazioni è riservata solo ai maschi, considerati più adatti a sopportare la fatica e il freddo; la tredicenne Aisholpan, sfidando le consuetudini che si tramutano in leggi non scritte vuole fermamente apprendere questa arte e con l'ausilio del padre che le fa da maestro, e la benedizione del nonno, anch'esso cacciatore con l'aquila, la ragazzina inizia il suo percorso formativo che la porterà a gareggiare nell'annuale raduno in cui tutti i cacciatori si danno appuntamento per eleggere il migliore, nonostante i saggi delle tribù non approvino la condotta della ragazzina.


Dopo la gara , che è pura esibizione di maestria, c'è però da mettere in pratica gli insegnamenti nella caccia vera propria sui monti innevati a temperature glaciali, prima di potersi definire in maniera inequivocabile cacciatore con l'aquila.
The Eagle Huntress, opera prima del regista  Otto Bell è un lavoro che si pone a metà strada tra il documentario e la fiction in una sorta di intento divulgativo che fa somigliare il film ad un prodotto in stile National Geographic.
Nonostante le immagini spettacolari, gli scenari paesaggistici che avvolgono ed emozionano per la loro aspra bellezza, il film manca in tutto o quasi di qualsiasi aspetto cinematografico che possa consentirle di dare quel tocco di personalità che ogni pellicola dovrebbe avere; e la sensazione tangibile di aver perso una occasione unica lo dà il fatto che le basi per una bella storia c'erano tutte.

Accanto ai citati paesaggi , c'era un cultura nomade da analizzare, una tradizione da rispettare che viene in qualche modo messa in discussione da una giovane eroina rivoluzionaria per di più con la faccia molto "cinematografica", un aspetto spirituale che sempre si accompagna a tematiche che affondano negli usi e nei costumi millenari; di tutto ciò, purtroppo, in The Eagle Huntress non c'è traccia, perchè tutto è soverchiato da una visione puramente occidentale, da una musica inadatta e invadente e da una voce fuori campo che narra laddove basterebbe la forza delle immagini e raccontare la storia ed i sentimenti.
E' un po' l'esempio della deriva divulgativa che taluni documentari da un po' di tempo sta intraprendendo, chiaramente condizionati dall'approccio televisivo su cui si basano i registi.
Per le belle immagini ci sono i lavori della National Geographic, belli e spettacolari, il cinema , occorre dirlo anche in questa occasione, è un'altra cosa.

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