Giudizio: 6/10
Opera seconda del regista indipendente newyorchese Adam Leon, Tramps ha il pregio, tutt'altro che trascurabile di riuscire a sollevarsi dalla media infima delle commedie americane viste alla Festa del Cinema di Roma.
Il motivo è semplicissimo: Leon ha una storia da raccontare , banale e poco originale vero, ma pur sempre una storia; inoltre ha la capacità di presentarla con relativo garbo, con uno stile accettabile in un contesto metropolitano che accentua i disagi dei due personaggi principali.
Come detto la storia è semplice e basata su situazioni piuttosto convenzionali che però funzionano abbastanza: Danny è un giovane di origine est europee, gestisce con la madre una specie di bisca clandestina dentro casa; il fratello, finito in prigione per futili motivi, lo incarica di portare a termine un lavoretto semplice col quale guadagnerà 1500 dollari: scambiare una valigetta ad un appuntamento, salire su una macchina e portarla ad un appuntamento. Per un equivoco imperdonabile la valigetta finisce nelle mani sbagliate e quindi lui e la sua autista , Ellie, dovranno vagare alla ricerca di quanto perso per poter ricevere la ricompensa ed evitare guai con dei gangster molto poco credibili a dire il vero.
La valigetta contiene l'oggetto di un singolare furto su commissione per cui i due , risalendo alla proprietaria per sbaglio, decidono di passare all'azione.
Tutto questa impalcatura narrativa serve di fatto a creare un legame tra Danny ed Ellie, che, girando per New York e dintorni, troveranno il modo di conoscersi e di intravvedere uno nell'altra la possibilità di poter voltare pagina alle rispettive esistenze tutt'altro che esaltanti.
Tramps ha un discreto ritmo, diventa lentamente una storia d'amore giovanile che cerca una varco nell'inquieto vivere della grande metropoli, costruisce una serie di personaggi ben disegnati, a partire da Danny ed Ellie , verso cui si prova una istintiva simpatia, per finire agli pseudo malfattori piuttosto caricaturali.
Miscelate in maniera buona ci sono l'azione, il tono da commedia, un minimo di suspance e l'inevitabile lieto fine; tutti elementi che concorrono a creare un film senza eccessive pretese , leggero, che magari a volte tende a perdere un po' il filo narrativo ma che riesce laddove tante commedie falliscono, cioè la credibilità della storia e la sua semplicità, prive di pretese autoriali.
Vanno sottolineate le prove dei due protagonisti, Callum Turner e Grace Van Patten, che riescono a generare una spontanea empatia e a creare la giusta alchimia che consente alla storia di essere credibile
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