martedì 7 luglio 2020

My Sweet Grappa Remedies ( Ohku Akiko , 2020 )




My Sweet Grappa Remedies (2019) on IMDb
Giudizio: 5/10

In un FEFF che mai come quest'anno ha visto la presenza massiccia di registe donne nei film in programmazione e di conseguenza una abbondanza di storie molto al femminile, un lavoro come quello di Ohku Akiko si presenta coerente con un dei temi dominanti di questo festival e cioè i ritratti di donne , per lo più non giovanissime, solitamente sole, quasi sempre ben inserite nel tessuto sociale e lavorativo che si ritrovano a gettare uno sguardo sulla propria esistenza.
My Sweet Grappa Remedies è probabilmente il più "estremo" all'interno di questa tipologia di racconti perchè si struttura come un lungo diario personale scritto e letto  dalla protagonista del film.
Yoshiko è una donna sulla quarantina, ha un buon lavoro che le consente di vivere comodamente, è single impenitente ormai e senza figli, vive completamente da sola, no amiche, nè animali in casa e da come si capisce ben presto non è neppure frustrata da questa vita in solitudine con se stessa, anzi sembra quasi che ne trovi piacere, al punto di umanizzare i propri rapporti anche con le cose inanimate come la bicicletta cui è legatissima.


E' talmente equilibrata che riesce persino a bere la sera da sola senza che la prenda nè la nostalgia , nè crisi isteriche, anzi è il momento in cui riesce a distendere tutta se stessa con l'aiuto di un bicchiere di vino rosso o di grappa; una donna insomma che sembra avere raggiunto una pace interiore e che non ha demoni che si agitano al suo interno.
Il ritratto che scaturisce dalla prima parte del film è quello quindi di una donna serena, riservata, ma che sa essere anche spiritosa con se stessa, che al lavoro è stimata per la sua riservatezza e che si concede questo lusso personale di scrivere un diario nel quale annota i suoi pensieri, a volte i più insignificanti.
Quando però al lavoro conosce Wakabayashi, una collega più giovane di lei, estroversa e abbastanza casinara, un po' l'opposto di Yoshiko, tra le due nasce una affettuosa amicizia, quasi una magnetica attrazione di poli opposti che però ci inizia a far venire il dubbio che forse la solitudine della protagonista non è del tutto confortante e spontanea.
Allo step successivo poi abbiamo la conferma di quanto sospettato e cioè la comparsa al lavoro di un giovane che attrae subito l'attenzione di Yoshiko che finalmente sente battere il cuore in maniera ben diversa da come le avviene quando periodicamente la vediamo concedersi qualche avventura di una notte spesso con sconosciuti rimorchiati al bar; vediamo fiorire una Yoshiko diversa, come se qualcosa si fosse messo in moto dopo tanto tempo o forse addirittura per la prima volta.
In questa parte del film l'aspetto quasi solipsistico che animava la prima viene un po' meno e diventa il racconto di una grande amicizia , quella con Wakabayashi e di un grande amore , quello con il giovane Okamoto, vissuti da Yoshiko all'unisono e che aprono alla donna nuovi orizzonti.

La regista affronta questo racconto molto personale con uno stile minimalista scarno, delicato, spesso sussurrato , almeno nella prima parte che però per lunghi tratti stenta a prendere la forma di un vero racconto; le cose migliorano un po' quando vediamo Yoshiko interagire col mondo esterno, ma a quel punto sorge il dubbio sulla condizione della protagonista che forse tanto serena nel suo profondo non è.
Inoltre per buona parte della pellicola traspare l'intenzione di Ohku Akiko di indugiare su situazioni che vorrebbero essere poetiche, senza riuscirci a pieno, sebbene va riconosciuto alla regista il fatto di aver saputo costruire un buon personaggio femminile che comunque ispira simpatia e tenerezza.
Nel complesso però My Sweet Grappa Remedies è lavoro che lascia impressa più la delusione che l'entusiasmo: dal punto di vista tecnico l'opera è sicuramente ben costruita, nel suo minimalismo autoriale, dal punto di vista narrativo però ci sono troppi aspetti che non convincono, anche perchè alla lunga, nonostante il finale sembri voler cambiare marcia, la scelta del diario narrato appesantisce comunque tutto il racconto, oltre che a mostrare dei momenti di sconcertante ovvietà.
Anche il richiamo alla grappa, un piccolo omaggio alla terra friulana come racconta la regista che in una edizione del festival di qualche anno ebbe modo di gustarla,  tutto sommato appare forzato, non solo perchè Yoshiko sembra prediligere il Beaujolais ma anche perchè le poche volte che la vediamo bere grappa questa è una piemontese ! ...
Matsuyuki Yasuko è comunque brava nel cercare di delineare i contorni di una donna che alla fine è ben più tormentata di quanto possa apparire; le fa da spalla Kuroki Haru nella parte di Wakabayashi, colei che riesce in qualche modo a rompere il guscio che circondava la protagonista.

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