Autobiografia con brio
Autentico fenomeno cinematografico del 2011 , non solo a Taiwan dove ha polverizzato tutti i record al box office, ma un po' in tutto il continente asiatico, dove ha raccolto premi su premi, riuscendo seppur epurato di qualche scena a penetrare nel mercato mainlander, spopolando anche qui, è il lavoro d'esordio di uno degli autori più originali e popolari di Taiwan.
Nato come scrittore-web, le sue opere sono state apprezzatissime ed hanno già fatto da filo conduttore per altri film (The killer who never kills), Giddens Ko si ispira ad una sua novella fortemente autobiografica per raccontare una storia di giovani che sia avviano alla vita partendo dagli ultimi anni delle scuole superiori.
Grazie ad un gruppo di attori bravissimi il regista, attraverso il racconto del protagonista (se stesso), ci porta negli anni 90 e costruisce una storia frizzante, divertente, spontanea come solo le storie vissute in prima persona possono essere.
L'amicizia che nasce sui banchi di scuola che presto si confonde con l'amore, la genuinità dei personaggi, le aspirazioni , il cameratismo che continua poi all'Università, un percorso di formazione disegnato con colorata vitalità e con azzeccatissime scelte di montaggio e di narrazione, l'inserimento nella vita lavorativa, le delusioni d'amore che però non potranno mai annullare la forza dell'amicizia: tutti questi aspetti sono trattati in perfetto stile taiwanese di questi ultimi anni; grande semplicità, spontaneità, regia mai sopra le righe, insomma tutti quei caratteri che hanno fatto del cinema dell'Isola stato una della realtà più interessanti nel recente panorama cinematografico mondiale.
La forza del film sta nella sua sincerità che nasce dall'esperienza personale e anche quando, per stessa ammissione del regista, qualcosa viene aggiunto, non stravolge il senso della storia, che nel complesso risulta piacevole e ben calibrata; soprattutto la prima parte che racconta le vicende della scuola superiore regala momenti esilaranti anche grazie alla presenza di una serie di personaggi secondari rispetto al protagonista narratore e alla sua ragazza; alcune scene rischiano anzi di rimanere nella memoria per molto tempo ( le scene masturbatorie a ritmo di musica in classe o davanti ai porno giapponesi all'Università, il priapismo che affligge "Boner", uno dei compagni di classe di Ko, lo stesso Ko che gira nudo per casa, il bellissimo finale sfrondato di ovvietà) e confermano il gusto divertito e forse un po' nostalgico col quale il film è stato costruito e che fotografa in maniera convincente una generazione in cui molti ultratrentenni di adesso si riconosceranno.
Oltre ai numerosi riconoscimenti ricevuti dal film, anche i protagonisti principali, ottimamente spalleggiati da comprimari convincenti, hanno riscosso premi e nomination in svariate rassegne: Ko Chen-tung nella parte del regista-narratore e Michelle Chen nel ruolo della sua fidanzata ben rappresentano l'onda nuova che proviene da Taiwan anche riguardo all'aspetto interpretativo.
caro missile, innanzitutto grazie mille per il prezioso lavoro che svolgi da commentatore del cinema asiatico. il tuo blog mi sta facendo conoscere molti film di cui altrimenti forse non avrei mai sentito parlare. mi trovo anche d'accordo spesso con le tue valutazioni ma... non in questo caso! secondo me 'apple' è un film a malapena discreto. quella sensazione di freschezza, così comune nel nuovo cinema taiwanese, in questo caso mi sembra solo una strategia per vendere un film che scorre via prevedibile, senza sussulti e, soprattutto, privo di una regia minimamente significativa. a me le scene della masturbazione non sembrano affatto indimenticabili, oscillando invece tra il volgare inutile e l'irritante. non ci può essere solo una stella a distanziarlo da 'in the heat of the sun', non credi? qui siamo piuttosto dalle parti di 'notte prima degli esami'. a volte, e mi permetto di dirlo perché vale anche per me, la nostra passione per il cinema asiatico non ci porterà a essere troppo di bocca buona verso certi film?
RispondiEliminasaluti,
marco
Grazie per le belle parole.
RispondiEliminaRiguardo al film di Giddens, credevo anche io ad un certo punto di averlo un po' sopravvalutato, ma rivisto a Udine sono fermo nella mia convinzione: per essere un'opera prima, autobiografica fedelmente, come ha più volte precisato il regista, la trovo carica di sincerità e di quella forza dissacrante che va un po' a rimestare nella commedia romantica taiwanese così di moda ultimamente e che forse da anche qualche segno di stagnazione.
Riguardo alle stelline: beh vanno prese quasi come un gioco, non è facile tradurre in punteggio l'impressione su un film.