Giudizio: 6.5/10
Il breve prologo di Killing for the Prosecution contiene il tema principale che sostiene tutto il racconto: la riflessione sul sistema giudiziario giapponese e le spinte conservatrici all'interno del paese; Harada attraverso i canoni del genere thriller pone quindi la sua attenzione sul tema della giustizia, del suo esercizio , dei suoi limiti e della coscienza di chi la legge amministra.
Qualche tempo dopo gli eventi del prologo che ci mostra una lezione pre-laurea per aspiranti procuratori, troviamo Okino un giovane volenteroso e idealista che viene chiamato per il suo primo incarico nell'ufficio di Mogami, che di quella lezione pre-laurea era stato il docente, uno stimato procuratore dotato di grande carisma.
Durante le indagini sulla morte di una coppia di anziani che prestavano soldi a strozzo, Mogami lancia Okino subito in pista nel confronto con un sospettato che ha sulle spalle l'accusa di omicidio di molti anni prima, reato per il quale secondo la legge giapponese è scattata la prescrizione; Matsukura, il sospettato, è personaggio strambo, sgradevole che durante l'interrogatorio con fare sprezzante e dopo aver preteso l'interruzione della registrazione, ammette con disprezzo l'omicidio di cui fu accusato ai danni di una giovane studentessa.
Questa studentessa era l'amica prediletta di Mogami e così , grazie ad uno stratagemma narrativo, il passato ritorna , portando in tal modo a galla rancori e odi sopiti.
Per Mogami l'idea di incastrare l'assassino dei due vecchi e individuarlo in Matsukura è un modo per fare giustizia o forse più propriamente per prendersi la sua vendetta servita fredda.
Mogami inoltre si trova a dover dar manforte al suo amico politico Tanno, accusato di corruzione dagli ambienti conservatori del paese.
Quando ben presto si capisce che Matsukura non è il colpevole del delitto dei vecchi strozzini e che i sospetti si spostano su un altro personaggio, Mogami si trova di fronte al bivio della sua vita: come fare giustizia al di fuori della legge?
Mogami mostra l'aspetto cinico e drammaticamente vissuto di chi ha capito che amministrare la legge non significa sempre inseguire la verità, Okino, forte del suo idealismo rimane tenacemente legato al lato più astratto della giustizia e lo scontro sarà inevitabile, un confronto ideologico sì , ma anche drammaticamente reale, che forse solo un urlo immane potrà placare.
Il tema della gestione della giustizia, dei suoi limiti , della capacità di chi la applica di rimanere asettico, e soprattutto il concetto astratto di verità che nei tribunali diventa fin troppo tangibile nella sua applicazione reale fa di Killing for the Prosecution un film dalla forte carica iniziale ideologica ed etica, ponendo subito di fronte il cinismo ed il realismo dell'esperto Mogami all' idealismo del pivello di Okino.
Dove il film lentamente ma inesorabilmente perde la sua valida forza iniziale è nell' infarcire il racconto di troppe sottotrame alcune delle quali francamente pleonastiche ( quella del personaggio di Saho, la giovane collega di Okino ad esempio, oppure l'onirico rimando alla battaglia di Imphal e alla Skeleton Road) che appesantiscono il racconto, divagano senza sosta , creano confusione e distolgono da quello che era il tema di partenza centrale , introducendo altre tematiche che non hanno attinenza con quella principale.
Avesse insistito maggiormente sul dualismo maestro-allievo, dal punto di vista morale, etico e professionale Harada avrebbe probabilmente costruito un lavoro più organico, meno dispersivo e con lo sviluppo di una tematica interessante e ricca di spunti.
Nel suo complesso il lavoro di Harada Masato comunque vale la visione soprattutto per quanto riguarda la sua riflessione sull'amministrazione della giustizia e sui limiti che essa impone che si carica di un certo pessimismo nella prospettiva del regista.
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