Giudizio: 7/10
Il tempo di una visita medica, l'attesa, il colloquio col dottore; è il tempo che basta a Lissa per ripercorrere in maniera ora convulsa, ora dolorosa, ora frenetica la sua giovane esistenza di ventenne ancora non pienamente diventata adulta; un test di gravidanza dubbio la porta nello studio medico, incapace di superare da sola l'ostacolo insormontabile che si trova di fronte.
Lissa vive in una zona rurale della Pennsylvania che detesta , fa un lavoro che odia, ha una famiglia distrutta dal gesto drammatico del padre che si è tolto la vita afflitto dalla depressione, da allora i rapporti con la madre sono interrotti e anche il ragazzo che l'ha messa incinta ha lasciato la campagna per andare al college lasciandola da sola.
Il tempo della visita medica e , attraverso un diario che tiene ripercorre a ritroso la sua vita, nella sua mente si accumulano immagini statiche e ricordi, dialoghi e silenzi , dubbi e sospetti, un fluire di idee di frammenti che affiorano e che vengono poi sovrapposte ad altri.
L'attesa però si protrarrà: l'esame del sangue che dirà a Lissa se è incinta o no necessita di un po' di tempo; la ragazza allora decide di affrontare il confronto con la madre, ritenuta da lei responsabile della morte del padre cui era molto legata, e conoscere la verità su quel tragico gesto.
L'opera prima di Jeremy Phillips mostra degli aspetti che la rendono pellicola per certi versi sorprendente: utilizzando una tecnica di montaggio e di ripresa molto personale il regista costruisce un vortice psichedelico di idee e di immagini attraverso varie forme di costruzione che vanno dalla slow motion al cartoon, proprio per evidenziare il turbinio di idee e di ricordi che si affollano nella mente di Lissa.
In effetti il regista riesce a darci l'immagine di una giovanissima donna confusa, fragile, spesso sull'orlo della depressione, che trova conforto nel fumo e nelle droghe, il cui nichilismo iniziale trova le basi in una esistenza grigia e carica di dolore nel ricordo del padre suicida; se 1/1 può rientrare nell'ampio gruppo dei film coming of age o dei racconti di formazione, di certo Phillips lo fa con una prospettiva ben poco rassicurante e carica di realismo, quasi di verismo.
Il nucleo famigliare disintegrato di Lissa viene analizzato quasi con pudore dal regista: la depressione del padre osservata con sguardo obliquo, i difficili rapporti marito-moglie con grande senso di dolore , solo il legame padre-figlia lascia trasparire una disperata tenerezza che verrà spezzata dal gesto dell'uomo in una mattina come tante nella campagna di una Pennsylvania al limite dello squallore.
Girando tutto il film intorno alla figura e nella testa di Lissa, tra voce narrante e immagini di una vita, la riuscita del film non poteva che passare attraverso la straordinaria prova di Lindsay Shaw, semplicemente splendida nel suo ruolo, impossibile non provare da subito un affetto smisurato per lei, per la sua tenerezza e e la sua rabbia.
C'è solo un aspetto che limita il giudizio su 1/1, un aspetto che poi è almeno in parte anche uno dei pregi: troppo spesso Phillips sembra un po' narcisisticamente prendere una deriva estetica psichedelica frenetica che vuole mettere in secondo piano la storia e il suo incedere: sembra quasi invitarci a guardare più che la luna il dito che la indica, e con un fare piuttosto compiaciuto.
E' vero che lo stile col quale costruisce il film, anche dal punto di vista tecnico, è originale e coinvolgente, anche grazie ad una colonna sonora del gruppo americano The Liars molto bella e appropriata, ma l'errore di sovrastare la narrazione in alcuni momenti è addirittura fastidioso.
1/1 è comunque un buon film del circuito (autenticamente) indipendente americano, che affronta tematiche complesse e presenti in molti ambienti sociali, mette in mostra un bravo regista che deve solo imparare a dosarsi e lancia in orbita in maniera definitiva , si spera, Lindsay Shaw una attrice che andrà seguita attentamente.
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