giovedì 19 maggio 2011

Vivere ! ( Zhang Yimou , 1994 )

Giudizio: 7.5/10
La voglia di vivere, nonostante tutto


Molto liberamente ispirato all'omonimo racconto dello scrittore cinese Yu Hua , si inserisce a pieno titolo nel periodo cinematografico di Zhang in cui il regista trovava spunto dai racconti tradizionali cinesi, iniziato con la sua opera prima Sorgo rosso e a cui appartiene anche Lanterne Rosse, tutti film pluripremiati all'estero e che hanno contribuito all'apertura cinematografica verso la Cina.
Laddove il racconto di Yu assume le forme elegiache della Cina contadina e tradizionalista, il film di Zhang sceglie invece un ambientazione urbana, arricchendo il racconto di sprazzi storici e di note nazionalistiche, che tuttavia non hanno impedito alla censura di far sentire la propria voce.
Partendo dagli anni 40 , periodo della guerra civile conclusa con la vittora dei comunisti guidati da Mao, il film racconta la vita di una famiglia per circa 40 anni, passata dal rango di ricchi proprietari terrieri a quello di indigenti, a causa dell'insana passione per il gioco di  Fugui che lo porta a dilapidare tutto il patrimonio famigliare.

Passando attraverso il periodo del Grande balzo, della Rivoluzione culturale, del culto della personalità per Mao, le vicende si snodano in un intreccio di destino beffardo, di storie personali e di rivolgimenti sociali, in cui Zhang non manca di sottolineare alune aberrazioni del sistema comunista.
Le vicende della famiglia di Fugui, attraverso tre generazioni, appaiono intrise di un drammatico fatalismo, in cui le disgrazie puntellano il percorso , fino ad un finale che appare , rispetto al testo di base, colorato di qualche tenue tinta di ottimismo.
E' fondamentalmente una storia che esalta la forza della famiglia e dei suoi legami capaci di sanare qualsiasi tragedia: la famiglia diviene per l'ex ricco e benestante Fugui l'unico motivo di esistenza, il nido dove trovare le piccole cose che permettono di portare avanti una esistenza dignitosa , anche quando il fato sembra accanirsi prepotentemente, la spinta a continuare a vivere.
Il contorno storico e sociale accentua quella dicotomia intima, ma che pubblicamente i dettami del partito vietano, tra la sfera personale e quella pubblica: Fugui è ben allineato con la dottrina maoista, ma nel profondo sa bene che nella sua scala di valori è il bene della famiglia il suo obiettivo primario; probabilmente sta in questo messaggio intimo e individualista l'aspetto che tanto disturbò le autorità all'epoca.
Zhang Yimou dirige il film con equilibrio, evitando le derive politche e nazionalistiche e pur raccontando una piccola storia dipanata su 40 anni pieni di fermento poilitico, la pellicola mostra un ampio respiro, con momenti di grande cinema, anche stilisticamente; rimane forse un po' sottotono rispetto agli altri lavori iniziali , mancando di incisività in alcuni punti, ma nel complesso il lavoro è buono e offre uno spaccato di vita su una epoca storica travagliata.
Le prove di Gong Li, già all'epoca ormai affermata come musa del regista, e di Ge You, sono validissime con una recitazione perfettamente calata nei personaggi.

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