martedì 28 aprile 2020

Laplace's Witch ( Miike Takashi , 2018 )




Laplace's Witch (2018) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Negli ultimi anni Miike Takashi sembra aver un po' rallentato la sua produzione cinematografica anche perchè impegnato in più di una occasione in produzioni televisive; per tale motivo dalle abituali 2-3 opere l'anno di recente siamo scesi ad un solo film e questo Laplace's Witch è l'unico diretto nel 2018.
Le uscite di strada dal percorso tracciato sono piuttosto frequenti nella attività di Miike, così come la complessiva visione del Cinema non è più probabilmente la stessa di venti anni più orientata alla cultura punk e underground, e non tutte le sue divagazioni sono bene accette dai fans come dalla critica.
E' il caso, direi quasi clamoroso, col quale è stato accolto Laplace's Witch : si passa dallo sconcerto e dalla delusione al vero e proprio de profundis per un regista ormai considerato bollito; come sempre nel caso di Miike il tutto viene esacerbato conducendo a giudizi che vanno anche oltre il puro commento cinematografico.


Laplace's Witch è un thriller fantascientifico che cerca di attingere a piene mani dalla filosofia e dall'esistenzialismo ispirandosi ad un romanzo di Higashino Keigo: due cadaveri vengono trovati in circostanze apparentemente simili in località termali e, curiosamente , la causa del decesso è l'avvelenamento da idrogeno solforato, un gas che però all'aperto è quasi impossibile che possa uccidere essendo volatile.
A far luce sulle due morti su cui indaga il detective Nakoka, viene chiamato l'illustre professore universitario Aoe esperto in materia.
Man mano che le indagini vanno avanti, si affacciano alla storia una serie di personaggi in qualche modo legati alle due morti di personaggi del mondo del cinema; tra questi una ragazza, Uhara, che riferisce molto misteriosamente di essere interessata in quanto lei è una strega. Il professore viene in qualche modo accalappiato dalla giovane che sembra avere grande interesse per le indagini e la svolta si ha quando compare la teoria del Demone di Laplace, che di fatto è il filo conduttore e l'asse narrativo di tutta la pellicola , che altrimenti tende a perdersi un po' in svariati filoni: se una entità fosse in grado , conoscendo tutte le leggi fisiche che regolano il mondo, di riuscire a prevedere il movimento di ogni singola particella della materia, avrebbe la capacità di poter prevedere il futuro e quindi controllarlo.

Senza andare troppo oltre basti sapere che c'è un neurochirurgo che mette in atto un intervento capace di modificare le conoscenze umane, c' è un regista cinematografico alla ricerca dell'opera della vita che gli dia l'immortalità,  c'è un passato doloroso per la giovane Uhara dal quale non riesce a liberarsi e c'è un giovane che cerca la vendetta più atroce.
Sebbene chi scrive sia un assoluto fan di Miike, non c'è dubbio che Laplace's Witch non è certo lavoro da tramandare ai posteri, sebbene le critiche che gli sono piovute addosso sembrano eccessive.
Il regista giapponese mette in piedi una storia che si basa sulla fantascienza e su teorie estreme, la tiene in vita con i canoni del thriller, utilizza tutta una serie di personaggi per accumulare tematiche e situazioni che concorrono ad ingarbugliare la storia che da parte sua non riesce mai ad avere una sua coerenza centrale oscillando in continuazione tra teorie quantistiche e demoni, destini dell'umanità e riflessioni (meta)cinematografiche.
Il nocciolo filosofico che sta alla base del film è sostanzialmente : l'universo è formato da numerose particelle che si muovono in continuazione e che necessitano una dell'altra per poter esistere come entità; non appare errato pensare a questo discorso come ad una riflessione sulle sorti dell'umanità troppo spesso trainata dall'egoismo e ignara di quanto le gira intorno.
Il film nel complesso mostra una buona regia, curata e in certi momenti quasi sfolgorante, i personaggi non convincono molto, soprattutto quello del professore che appare veramente al di fuori del contesto e e tutta la storia ha fondamenta molto fragili, ma da qui a gridare allo scandalo  appare francamente eccessivo.


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