Giudizio: 8/10
Il cinema indipendente cinese, pur tra le mille difficoltà di una industria sempre più votata al mainstream e che ormai ha raggiunto le cifre di quella americana, periodicamente sforna opere prime che mostrano indubbi talenti in fiore e che lasciano ben sperare per il futuro: in Vortex, Gan Janyu ,alla sua opera prima nella quale figura come produttore Cao Baoping, uno dei registi di punta del cinema indipendente cinese, dirige una pellicola che miscela il neo-noir cinese con l'indagine sociologica e politica , nella quale però non manca il lato drammatico e persino un tocco finale di melodramma.
La trama di Vortex , che per necessità va raccontata a grandissime linee, pena l'inevitabile spoiler, brilla per essere intrigata al punto giusto, costruita a tasselli che solo lentamente si avvicinano fino a raggiungere il loro posto e ad incastrarsi con gli altri.
Il protagonista della storia è Xiaojun: possiede un'officina che funge pure da sua abitazione, e la sua vita si consuma nel vizio del gioco d'azzardo che lo ha portato ad indebitarsi pesantemente; quando uno dei suoi creditori per permettergli di pagare il debito gli propone quello che sul momento sembra un imbroglio un po' rischioso e niente altro, l'uomo , riluttante a commettere comunque un reato, alla fine accetta; dal momento in cui ruba una auto che poi dovrà essere rivenduta con targhe e documenti falsi ovviamente la vita di Xiaojun subisce un drammatico cambiamento perchè si ritrova coinvolto in un caso di rapimento e in una guerra per la sopravvivenza con svariati nemici , tutti in qualche modo legati a quella macchina e a quella ragazzina che c'era dentro.
Sebbene Vortex sia un lavoro che vive essenzialmente sulle atmosfere spesso malsane, buie e violente, non mancano i momenti di azione, al punto che oltre Cao Baoping stesso, uno dei modelli ispirativi di Gan sembra essere anche il Diao Yinan di The Wild Goose Lake, sia per il profilo dei personaggi sia per le atmosfere e i toni del racconto.
Xiaojun è fondamentalmente un povero cristo che paga la sua debolezza nel gioco, vive all'ombra del ricordo di un padre poliziotto morto in servizio e sembra gettare i suoi sentimenti di figlio abbandonato contro il poliziotto amico del padre che in qualche maniera fu spettatore-arteficie di quell'episodio , che a sua volta spinto da un silenzioso rimorso ha preso il giovane sotto la sua ala protettrice al punto di dargli i soldi per pagare i debiti di gioco.
Ma Xiaojun trova la sua vera redenzione, che come in ogni neo noir cinese che si rispetti è uno dei pilastri narrativi, nel rapporto che crea con la ragazzina che trova nel bagagliaio: mentre per chi lo insegue e gli dà la caccia la ragazzina e solo una merce utile per fare soldi, il protagonista diventa poco alla volta l'ancora di salvezza per la ragazzina cui si affeziona in maniera forte.
Nel mare magnum di violenza, degrado urbano, mancanza di qualsiasi etica , ossessiva ricerca del denaro , "solo chi ha il denaro viene trattato come una persona", come dice uno dei banditi che danno la caccia alla ragazzina e a Xiaojun.
Insomma ogni personaggio , anche quelli minori, ha il suo carico di disagio, di odio, di istinto di rivincita, quando non proprio di sopravvivenza, come ben raccontato nella coppia di banditi, due fratelli che vivono una esistenza simbiotica segnata da soprusi e da umiliazioni.
Ed è proprio l'accuratezza con la quale Gan Janyu dipinge i tratti dei personaggi l'aspetto forse più bello del film, e non solo per quelli che possono risultare in qualche modo positivi, anche coloro che francamente appaiono spregevoli sono comunque disegnati in maniera superba, riuscendo nella difficile impresa di creare un sottilissimo filo di empatia persino con loro, frutto avariato di una società troppo votata al materialismo e alla rincorsa del denaro.
Gli ambienti sono ottimamente costruiti, affidandosi in toto alla potenza pittorica di una Chongqing osservata da una prospettiva quasi underground e sottoproletaria: l'atmosfera che si crea è quella di un racconto che vuole anche essere una riflessione sociologica sui grandi agglomerati urbani della Cina moderna che nascondono sotto i grattaceli e l'apparente benessere, un sottobosco di umanità emarginata.
Gan inoltre , pur senza calcare la mano, sembra voler denunciare sia il problema annoso delle coppie divorziate che ricade pesantemente sull'infanzia e sia il sistema sanitario cinese degno del più ortodosso sistema capitalistico in cui la salute è merce che si paga a caro prezzo.
Se è vero che il finale forse affonda un po' troppo a piene mani nel melodramma, altrettanto vero è che Vortex risulta un film potente, diretto in maniera sapiente e matura, un lavoro che ci fa conoscere un giovane regista all'esordio che merita tutta l'attenzione del caso, perchè la stoffa, e pure di gran qualità, c'è.
Nel ruolo della piccola QiQi Wulantuoya Duo è sorprendentemente brava e convincente, così come sia Dong Chengpeng nei panni di Xiaojun che Hao Ou in quelli del feroce bandito Xia Xi offrono una prova degna di nota in due ruoli complessi e molto intensi.
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