martedì 4 febbraio 2020

The Wild Goose Lake [aka Il lago delle oche selvatiche] / 南方车站的聚会 ( Diao Yinan / 刁亦男 , 2019 )




The Wild Goose Lake (2019) on IMDb
Giudizio: 8/10

Cinque anni dopo il clamoroso e meritatissimo successo ottenuto con Black Coal , Thin Ice ( Fuochi d'artificio in pieno giorno nella orrenda versione italiana del titolo) culminato con L'Orso d'Oro conquistato a Berlino nel 2014 , il regista cinese Diao Yinan sceglie il Festival di Cannes per presentare il suo nuovo lavoro, attesissimo, che ha richiamato alla proiezione sulla Croisette  svariati personaggi del mondo del Cinema tra cui Quentin Tarantino.
L'attesa era giustamente carica di aspettative perchè il precedente lavoro aveva costituito probabilmente una delle vette espressive del neo-noir cinese, un genere che da alcuni anni sta proponendo lavori interessantissimi.
The Wild Goose Lake ( Il Lago delle oche selvatiche nella letterale traduzione del titolo italiano) è infatti abbastanza strettamente apparentato col precedente lavoro di Diao  ripercorrendo in buona parte il solco cinematografico.
Il film si apre con l'incontro tra il protagonista Zhou Zenong, un uomo che si muove con molta circospezione come temendo di essere seguito e una giovane donna, Liu Alai : l'uomo aspettava la moglie ma la donna gli comunica che lei non è potuta venire per non correre rischi.


Poi in seguito a numerosi salti temporali spesso quasi fulminei, altre volte più lunghi, apprendiamo dal racconto dell'uomo che lui è ricercato per avere ucciso un poliziotto, dopo che un incontro tra bande criminali che dovevano spartirsi il traffico di motociclette rubate era finito in rissa con tanto di coltellate e di colpi di pistola; la donna riferisce all'uomo che lei è stata mandata lì dai compari di Zhou per proteggerlo.
Una volta ricomposto il mosaico narrativo i due si dovranno muovere con molta circospezione perchè su Zhou c'è una bella taglia in denaro e vecchi e  nuovi nemici sono pronti a saltargli addosso; non solo, l'impressione che da subito il racconto offre è quella di un clima in cui tutti possano tradire tutti, mettendo in atto doppi giochi e trame nascoste.
Zhou e Liu nel frattempo trovano rifugio in un villaggio sulle rive del lago dove sembra di essere in una sorta di enclave dove la legge è assente: Liu è una prostituta del fiorente mercato del sesso che orbita nella zona, riccastri da quattro soldi e squallidi personaggi frequentano le rive del lago alla ricerca di compagnia,  intorno fiorisce un mercato dove tutto si può acquistare, ristoranti fatiscenti e locali equivoci. 
Zhou vorrebbe incontrare la moglie , ma il gioco di pedinamenti , le soffiate , le vendette e i tradimenti mettono in moto un meccanismo perverso che porterà ad una conclusione amara e  cupissima.
Se possibile quest'ultima fatica di Diao Yinan è ancora più profondamente compenetrata nel genere rispetto a Black Coal , Thin Ice; soprattutto nella prima parte in cui si crea il clima di tensione legato alla ambiguità dei personaggi , gli incroci di sguardi e di azioni,  i comportamenti rimandano al cinema classico di stampo hitchcockiano, che si alterna con momenti in cui lo stile del regista si rende più personale e chiaro ( come nella scena dello zoo ad esempio).

Se è vero che la pellicola mostra meno riferimenti politici e sociali rispetto alla precedente che in alcuni momenti si costituiva come una vera e propria metafora della Cina contemporanea, Diao Yinan comunque ci offre uno spaccato del suo paese piuttosto grigio, in alcuni aspetti degradato, dominato da ambientazioni fatiscenti , percorso da contraddizioni che vengono mostrate in maniera spietata, nel quale  si muovono personaggi abbarbicati al loro squallore esistenziale, persone senza una minima traccia di etica e di morale, vittime di un destino che sembra segnato e immodificabile.
E' proprio questo sguardo che potremmo definire naturista che fa comunque di The Wild Goose Lake un film dall'impatto sociale non trascurabile, lungi dall'essere solo un'ambientazione di comodo per un noir che si rispetti.
Il finale, come detto amarissimo, ci regala una prospettiva diversa sia dei personaggi  che degli eventi; soprattutto la figura del protagonista acquista dei contorni diversi ma non per questo meno beffardi e cupi.
La regia di Diao è una volta di più eccellente: i giochi di luci nel buio, i momenti che regalano sorprese, l'ambientazione verista, il cambiare continuamente punto di vista e prospettiva del racconto concorrono a creare una struttura narrativa solidissima, con buon ritmo, sulla quale si appoggia benissimo la sceneggiatura.
Hu Ge è il lacerato protagonista Zhou Zenong, un uomo giunto al bivio della sua vita da gangster di provincia che però ha ancora a cuore le sorti della famiglia, Kwei Lun-Mei nella parte di Liu è bravissima nella sua ambiguità e Liao Fan stavolta non nel ruolo da protagonista ma in quello del capitano di polizia che dà la caccia al gangster è il consueto grande interprete. 

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