Giudizio: 6/10
Renny Harlin è uno dei personaggi più singolari e indecifrabili del panorama cinematografico recente; finlandese di nascita, americano di adozione , da alcuni anni è emigrato in Cina dopo avere collezionato clamorosi successi ma altrettanti, anzi forse più, roboanti flop; con Bodies at Rest Harlin è al terzo film diretto in Asia.
Il lavoro è un thriller classico, a forte impronta claustrofobica, e con una sottotrama da tipico film action HKese.
Nella notte di Natale il patologo forense Nick Chan e la sua assistente Lynn Qiao sono alle prese con le ultime incombenze professionali prima di festeggiare sommessamente la festività; nella morgue ipertecnologica, tutta vetri , flagellata da una pioggia incessante, fanno irruzione tre individui armati con il volto coperto da maschere a tema natalizio; il loro obiettivo è recuperare il proiettile con il quale è stata uccisa la nipote di un importante boss della malavita dedito al traffico di droga.
I due si prestano( o almeno così fanno credere) alle richieste dei banditi, ma qualcosa che va storto, qualche presenza inopportuna, alcune coincidenze sfortunate trasformano l'irruzione nella notte di Natale in un incubo con una escalation incontrollabile di violenza; per i tre recuperare il proiettile vuol dire la salvezza , o quanto meno l'impossibilità di venire coinvolti in una situazione pericolosa e scabrosa.
Bodies at Rest è lavoro che , se osservato all'interno dei canoni del thriller ad impronta claustrofobica, ha una sua dignità, nonostante in qualche passaggio mostri dei limiti e soprattutto, nonostante duri poco più di 90 minuti, in alcuni frangenti è fin troppo ripetitivo, quasi chiuso in un vicolo cieco.
La tensione che si crea con l'ambientazione di per sè abbastanza lugubre oltre che claustrofobica, comunque è costante per tutta la durata del racconto, per cui il film in sintesi il suo lavoro lo fa seppur senza particolari picchi qualitativi: una pellicola di intrattenimento che si basa per l'appunto sulla suspance che si crea.
Quando scopriremo il vero motivo dell'irruzione e la vera identità dei banditi, per un attimo viene il sospetto che Bodies at Rest possa virare su atmosfere più inquietanti, mentre invece il regista decide di affrontare il finale in maniera forse un po' troppo frettolosa.
I due personaggi principali, il patologo Chan e la sua giovane assistente, hanno l'esistenza segnata dagli eventi per il primo ( la morte della moglie in circostanze che torneranno a galla nella notte di Natale) e dalle scelte fatte per la seconda che si è trasferita a Pechino , probabilmente anche per fuggire ad una attrazione verso Chan che non viene mai chiaramente enunciata ma che nelle righe sembra emergere anche nell'incubo di quella notte di Natale.
Nel suo insieme il film di Renny Harlin si muove tra alti e bassi, con alcuni aspetti che convincono ( una ambientazione che seppur poco credibile, agevola la creazione dell'atmosfera dominante all'insegna della freddezza , la tensione che sostiene tutta la narrazione e che sfocia in momenti di violenza duri) e altri invece molto meno ( le personalità dei tre banditi ad esempio, troppo spesso simili a macchiette piuttosto che a pericolosi criminali); la presenza soprattutto di Nick Cheung si dimostra una garanzia a livello attoriale, così come quella di Richie Jen nei panni del capo banda dei delinquenti, col giusto grado di cattiveria e spregevolezza.
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