Giudizio: 8/10
A Sun gira intorno a una famiglia media: padre, madre e due figli, molto diversi tra loro, tanto imprevedibile e problematico uno quanto brillante e carismatico l'altro; tutto ciò lo capiamo con lo scorrere della storia, perchè l'inizio ci getta subito nel dramma: A-ho infatti, il figlio più irrequieto, finisce in galera per aver aggredito e mutilato di una mano, insieme al compare Radish, un giovane con cui aveva avuto un problema; a questo punto la famiglia esplode, il padre non ne vuole più sapere del ragazzo, la madre cerca di evitargli una pena severa, cosa cui si oppone il padre; una volta in galera, come non bastasse, alla porta della famiglia di A-ho si presenta una ragazzina di quindici anni con la madre che afferma di essere incinta e che il ragazzo è il padre.
Viceversa A-hao, l'altro figlio, frequenta il college, brilla per la sua simpatia e per la sua intelligenza ed è l'orgoglio maggiore per il padre che lavora come un mulo per permettergli di studiare, ma sotto quella superficie calma e luminosa qualcosa di profondo si agita e qui entra in gioco il sole del titolo che sarà un po' il filo conduttore del film; A-hao soffre di non potere avere un posto all'ombra dove potersi riposare costretto a rimanere sempre sotto la luce del sole, mentre tutti hanno il loro angolo riparato dal sole dove rifugiarsi; da questo concetto allegorico espresso con semplicità ma anche con fermezza deriva il gesto estremo che compierà il ragazzo e che riverserà ancora altro dramma sulla famiglia che sarà costretta a guardare profondamente dentro se stessa , nelle pieghe più oscure, negli affetti e nei silenzi.
A Sun si configura come il più classico dramma famigliare, nel quale le dinamiche tra i vari componenti mostrano numerose sfaccettature: la contrapposizione tra i fratelli, in cui tipicamente c'è quello più brillante , più ben voluto e l'altro che di tutto ciò soffre accentuando la sua rabbia giovanile accompagnata dalla triste consapevolezza della propria inferiorità, lo scontro tra genitori e figli, soprattutto tra un padre integerrimo che non tollera la vita disordinata di un figlio che a sua volta non vuole, nel suo intimo, perdere il contatto col genitore, al quale però è pronto a rinfacciare ogni torto subito; insomma dietro l'aspetto rassicurante da famiglia media c'è un turbinio di passioni, di rancore, di malessere e di infelicità che lentamente viene a galla nel momento in cui il nucleo famigliare subisce una implosione violenta, infelicità che però alberga da molto nei personaggi, soprattutto in A-ho che sin da bambino come racconta la madre mostrava la sua tristezza.
Il frequente aforisma che vediamo campeggiare un po' ovunque ( Cogli l'attimo, scegli la tua strada) che è un po' la filosofia del pater familiae, sembra indicare la via d'uscita dalla situazione di infelicità in cui si muove la famiglia, una incapacità a saper compiere scelte cui segua un percorso da intraprendere.
Nella seconda parte del film , che nonostante le due ore e mezza di durata non cede mai alla noia, assistiamo al tentativo di rinascita di A-ho, costretto però a schivare il passato che torna a galla e che si presenta ancora più insidioso e soprattutto al processo di ricostruzione di quei legami famigliari che sono andati distrutti anche grazie alla presenza di una nuova famiglia creata da A-ho con la giovanissima moglie e il figlioletto, un nuovo microcosmo nel quale riporre le speranze per il futuro.
Il regista Chung Mong-hong che già dieci anni fa aveva ben impressionato con The Fourth Portrait e nel 2016 con la commedia nera Godspeed , vista al Far East Film Festival di Udine, ritorna quindi a parlare dei temi famigliari con particolare riguardo alla prospettiva giovanile, inoltre A Sun pur caricandosi ben presto di una forte dose di dramma , non indugia mai in facili sentimentalismi o in situazioni volutamente cariche di pathos, anzi riesce quasi sempre ad utilizzare un equilibrio e un tono sussurrato per mostrarci e raccontarci le infelicità che si annidano nella famiglia protagonista della storia.
A Sun è film bello, commovente, carico di empatia, ben diretto, con una prospettiva narrativa che varia numerose volte nel corso del racconto e che comunque conduce ad un finale che lascia intravvedere una luce di speranza, ha trionfato inoltre al Golden Horse ricevendo ben cinque riconoscimenti tra cui miglior film, miglior regia e miglior attore protagonista.
Il cast è apprezzabile in tutti i componenti che assicurano una prova equilibrata ed intensa al tempo stesso con una particolare menzione per Wu Chien-ho , molto bravo nel dare il giusto spessore drammatico al personaggio di A-ho e Chen Yi-wen splendido nei panni del tormentato padre.
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