Giudizio: 7.5/10
Howard Ratner è un gioielliere ebreo di New York City dedito alle scommesse, cialtrone, sempre in bilico tra truffa e imbroglio e per tutti questi motivi perennemente braccato dai creditori cui deve belle cifre frutto di scommesse cui non riesce a sottrarsi; anche la vita privata è bella movimentata con una moglie che ormai lo detesta apertamente, un cognato che è il primo a dargli la caccia per recuperare i debiti, una amante cocainomane cui ha regalato un appartamento a Manhattan.
La sua vita insomma è una eterna giostra che va alla velocità del suono e nella quale lui, da buon cialtrone, cerca di adeguarsi per rimanere a galla.
Le sorti della sua vita incasinata sembrano poter finalmente cambiare in meglio definitivamente allorquando , infilata nella pancia di un grosso pesce, gli viene recapitata una pietra grezza che contiene però un prezioso opale, recuperata da ebrei etiopi in Africa ( lo vediamo nel breve prologo del film).
Ma il fato ha in serbo per il nostro eroe frenetico un altro evento che cambierà la sua vita: nel suo negozio infatti fa la sua apparizione Kevin Garnett la stella NBA, campione coi Boston Celtics che appena vede la pietra grezza se ne infatua convinto che abbia poteri magici che le possano consentire di produrre effetti miracolosi nella sua attività sportiva; Garnett convince Ratner a farsi prestare la pietra lasciandogli in pegno l'anello vinto coi Celtics e con la promessa che qualche giorno dopo avrebbe riavuto la sua pietra.
Questo doppio episodio, arrivo della pietra e entrata in campo di Kevin Garnett, da il via ad una girandoli di eventi, equivoci e situazioni che si susseguono ad un ritmo vertiginoso fino al finale a sorpresa degno della migliore dark comedy.
Tra citazioni chiaramente dichiarate ( quella del cinema di Martin Scorsese ad esempio, qui in veste di produttore esecutivo) e altre meno smaccate che rimandano per alcuni versi alle commedie ridanciane degli anni 80-90 per altri ai toni da commedia nera dei fratelli Coen, oppure alle ambientazioni newyorkesi del migliore Woody Allen, i fratelli Safdie mettono in piedi un film che avevano nel cassetto da svariati anni e che finalmente con il contributo non secondario di Netflix ha visto la luce al Telluride Film Festival e ricevendo da subito entusiastici giudizi soprattutto dalla critica.
Diamanti grezzi in effetti, per nelle sue due ore e un quarto di durata che non debbono però spaventare, è lavoro dal gran ritmo, a momenti frenetico, con dialoghi sempre sparati alla velocità della luce nei quali lo slang newyorkese colora le battute, presenta il giusto grado di miscela tra il thriller e la commedia, espone un ambiente, quello del distretto dei diamanti di Manhattan con grande efficacia e con vivida precisione, ma soprattutto trova nella costruzione dei personaggi, a partire dal protagonista, il punto di forza.
Howard Ratner è personaggio che vive la sua frenetica esistenza sempre al limite, tra corse per le strade di New York, puntate ai banchi dei pegni e discussioni, tra scommesse per cifre astronomiche e minacce da parte dei creditori, specialmente il cognato che per la bisogna si accompagna a due bruti energumeni che in qualche maniera saranno i deus ex machina del film.
Diamanti grezzi è anzitutto la storia , colorita , romanzata , forse anche eccessiva, di uno stile vita moderno frenetico, folle, nel quale non c'è mai spazio per fermarsi a guardare quello che si è combinato, motivo per cui il protagonista si trova spesso e volentieri a subire le conseguenze dei suoi atti senza neppure avere il tempo di rendersene conto.
Con i toni spesso carichi di una certa sarcastica ironia i registi mettono in scena questa vita di affanni e di corse contro il tempo, un moderno logorio incessante che porta inevitabilmente verso il burrone , spesso senza la possibilità di fermarsi un attimo prima del volo nel vuoto.
Sebbene non tutto sia mirabile, Diamanti grezzi è opera che ha i suoi pregi, diverte, crea un filo di tensione genuina che si alimenta per tutta la durata del film e, in fondo, si pone come un amara riflessione sulla nostra vita moderna e i suoi ritmi folli.
Per il ruolo di Howard Ratner i fratelli Safdie scelgono un attore solitamente impegnato in ruoli comici, in commedie neppure indimenticabili: ma Adam Sandler con la sua innata vitalità e simpatia riesce a rendere credibile e tutto sommato amabile un cialtrone imbroglione quale è il personaggio che interpreta, elevandolo a centro gravitazionale di tutta la pellicola.
Film che colpisce davvero molto, soprattutto perché la forma riesce a descrivere alla perfezione la sostanza. Adam Sandler non avrebbe sfigurato tra i candidati agli Oscar quest'anno.
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