Giudizio: 7.5/10
Kitano on the road
Sorprendente opera di Takeshi Kitano , due anni dopo lo splendido e pluripremiato Hana-Bi: qui si cambia completamente registro con una storia che spiazza notevolmente gli estimatori del regista. Kitano sa anche costruire film teneri, delicati a tratti commoventi , pur mantenendo l'impianto filmico che lo contraddistingue e le tematiche a lui così care.
Niente violenza cruda, niente spari, niente yakuza , ma il film sa essere bello e tragico anche senza questi aspetti che sono il marchio di fabbrica del cineasta; incombe piuttosto un forte senso di solitutidine, anche questo marchio di fabbrica, che unisce i due personaggi principali con una linea trasversale che supera il gap generazionale.
Kikujiro è uno strano personaggio che, intuiamo, ha un passato di yakuza ed un presente fatto di nulla o quasi, a metà tra lo sbandato e il misantropo, cui viene affidato il compito di accompagnare il fanciullo Masao a conoscere la madre che lo ha abbandonato. Si intuisce subito che l'impresa sarà ardua: come consegnare una valigia di denaro ad un ladro per farla recapitare al destinatario. In questo il tema è piuttosto scontato, ma col procedere della narrazione vediamo kikujiro mostrare il suo volto umano, fatto di giocosità e tenerezza che non può che catturare il fanciullo, all'inizio molto diffidente , e tutti noi che assistiamo agli eventi.
Man mano che il film procede si assiste alla costruzione di un "on the road" che diventa iniziazione alla vita per il ragazzino, un film sulla strada, stavolta senza le immancabili pistole e con solo qualche fugace apparizione di brutti ceffi; si squarcia il velo sull'animo di Kikujiro che si avvale sì della sua rudezza ma solo per coinvolgere, quasi come un teatrante di strada, svariati curiosi personaggi con il solo scopo di addolcire la delusione ed il dramma del bambino una volta scoperto che la mamma ormai ha un'altra vita e un'altra famiglia. Si alternano momenti in cui l'ironia grottesca di Kitano domina sovrana ad altri che hanno il sapore del sogno con la scena sull'immancabile spiaggia sconfinata e deserta che sprizza puro lirismo.
Alla fine quello che trionfa è il tenero disincanto del bambino e dell'adulto , il gioco per l'uno e la catarsi esistenziale per l'altro, dipinti con la solita, preziosa,variopinta e stilisticamente perfetta arte del Maestro.
Niente violenza cruda, niente spari, niente yakuza , ma il film sa essere bello e tragico anche senza questi aspetti che sono il marchio di fabbrica del cineasta; incombe piuttosto un forte senso di solitutidine, anche questo marchio di fabbrica, che unisce i due personaggi principali con una linea trasversale che supera il gap generazionale.
Kikujiro è uno strano personaggio che, intuiamo, ha un passato di yakuza ed un presente fatto di nulla o quasi, a metà tra lo sbandato e il misantropo, cui viene affidato il compito di accompagnare il fanciullo Masao a conoscere la madre che lo ha abbandonato. Si intuisce subito che l'impresa sarà ardua: come consegnare una valigia di denaro ad un ladro per farla recapitare al destinatario. In questo il tema è piuttosto scontato, ma col procedere della narrazione vediamo kikujiro mostrare il suo volto umano, fatto di giocosità e tenerezza che non può che catturare il fanciullo, all'inizio molto diffidente , e tutti noi che assistiamo agli eventi.
Man mano che il film procede si assiste alla costruzione di un "on the road" che diventa iniziazione alla vita per il ragazzino, un film sulla strada, stavolta senza le immancabili pistole e con solo qualche fugace apparizione di brutti ceffi; si squarcia il velo sull'animo di Kikujiro che si avvale sì della sua rudezza ma solo per coinvolgere, quasi come un teatrante di strada, svariati curiosi personaggi con il solo scopo di addolcire la delusione ed il dramma del bambino una volta scoperto che la mamma ormai ha un'altra vita e un'altra famiglia. Si alternano momenti in cui l'ironia grottesca di Kitano domina sovrana ad altri che hanno il sapore del sogno con la scena sull'immancabile spiaggia sconfinata e deserta che sprizza puro lirismo.
Alla fine quello che trionfa è il tenero disincanto del bambino e dell'adulto , il gioco per l'uno e la catarsi esistenziale per l'altro, dipinti con la solita, preziosa,variopinta e stilisticamente perfetta arte del Maestro.
opera di maniera. l'unico interesse di questo film è notare come un grande regista sia in grado di far riconoscere il suo tocco in ogni cosa che fà. kitano è in calo negli ultimi anni.
RispondiEliminaForse un po' di manierismo trasuda,e probabilmente Kitano è realmente in calo ultimamente, ma questo film lo trovo comunque bello e assolutamente in linea con il suo pensiero.
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