mercoledì 26 agosto 2009

Battle Royale ( Kinji Fukasaku , 2000 )


Giudizio: 7/10
Battaglia mortale

I cattivi ragazzi crescono, imperversano , minano la società nipponica, si impone quindi una drastica contromisura: il Battle Royale Act prevede che ogni anno un gruppo di ragazzotti e fanciulle in fiore vengano selezionati e inviati in una località segreta dove parteciperanno alla Battle Royale, spietato gioco in cui vincerà che eliminerà fisicamente tutti gli altri partecipanti nel giro di tre giorni, utilizzando solo quello che gli viene dato in dotazione e senza neppure uno straccio di regole, il tutto sotto la spietata e stretta direzione dell'esercito capitanato da un Takeshi Kitano in gran forma.
Un soggetto siffatto, al limite dell'assurdità, da il via ad un film per certi aspetti sconvolgente che ha scatenato in patria una polemica furiosa fino ai più alti livelli istituzionali; è chiaro nell'intento del regista il disegno di porre sotto accusa tutta la struttura sociale nipponica alle prese con problemi generazionali gravi: lo spietato senso della competizione , il distacco tra le nuove generazioni (libere dall'incubo post atomico) e le vecchie , il perenne e mai risolto rapporto con la morte, ancor di più lacerante nei giovani.
C'è da dire che Kinji Fukasako mescola un po' le carte spettacolarizzando forse troppo il film e tralasciando a volte le angosce e i traumi adolescenziali che affliggono i giovani partecipanti al gioco mortale, i profili psicologici dei protagonisti rimangono troppo spesso solo accennati, ma nel complesso il forte senso di denuncia sociale traspare chiaramente e con forza, così come l'immancabile riflessione sulla morte, sul suicidio, l'onore e l'amicizia.
I duelli, siano essi a colpi di coltello o di pistola, non nascondono nulla, e mostrano una violenza in certi casi talmente feroce da sembrare fin troppo vera; il ritmo del film è costantemente incalzante fino al finale che ha ben poco di rassicurante, lasciando oltretutto aperta la porta ad un sequel che puntualmente è arrivato.
Pur non essendo film da custodire nell'antologia di tutti i tempi, ha il grande pregio di avere comunque sconfitto una bieca censura che in Giappone ha cercato di mettere il bavaglio a questa opera.

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