martedì 9 giugno 2020

The Man Standing Next ( Woo Minho , 2020 )




The Man Standing Next (2020) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

La lunga e feroce dittatura militare che tenne in ostaggio la Corea del Sud dal 1963 al 1979 a cui capo c'era il Presidente Park Chunghee, vide la sua fine per mano di colui che per molto tempo era stato dapprima commilitone del presidente durante la rivoluzione che portò alla nascita della terza repubblica e quindi capo del KCIA , formalmente l'organizzazione per la sicurezza nazionale, di fatto il braccio politico e repressivo di Park, il potere certamente più forte e onnipotente del paese: l'omicidio di Park, avvenuto il 26 ottobre del 1979 e i quaranta giorni che lo precedettero sono il lasso di tempo in cui si volge il racconto di The Man Standing Next, ispirato ad un romanzo e , come prudentemente precisa il regista nei titoli di testa, ispirato a fatti veri in cui alcuni aspetti sono stati elaborati dal punto di vista narrativo.
La sostanza , comunque, è quella che il lavoro di Woo Minho è un film che sta a metà strada tra lo storico e il thriller spionistico, con un intrigo piuttosto articolato, di cui conosciamo sì la fine ma molto meno le dinamiche che portarono il capo del KCIA a premere il grilletto contro il Presidente della Corea.


Il direttore della KCIA è inviato in America per cercare di risolvere un problema che può diventare pericolosissimo per Park: l'ex capo del KCIA stesso sta per rendere pubblico un memoriale che inchioda il presidente dimostrando le sue malefatte , compreso lo storno di ingenti cifre di denaro verso la Svizzera, che dimostrerebbero come sia di fatto il traditore della Rivoluzione da lui stesso promossa 16 anni prima.
Kim si trova a combattere tra il suo dovere e il legame con Park e il crescente senso di imbarazzo a sentirsi un meccanismo che serve solo a mantenere al potere un uomo corrotto e sanguinario, soprattutto in quel momento in cui la Corea del Sud è percorsa da convulsioni democratiche popolari che il potere , dietro consiglio soprattutto del capo della sicurezza del presidente, vorrebbe soffocare nel sangue.
Il film sarà un lento processo di allontanamento di Kim da Park e l'insorgere di una coscienza che lo porta a considerare il presidente un traditore dello spirito originario della rivoluzione che lo condusse al potere.
Il finale ci racconta l'operazione condotta da Kim con un piccolo nucleo di fedeli agenti del KCIA che portò alla morte di Park e del capo della sicurezza che ormai aveva assunto un potere formidabile e sanguinario.
Parlare di un thriller spionistico sapendo come andrà a finire potrebbe effettivamente sembrare un esercizio di vacuità cinematografica, ma Woo è riuscito con alcune scelte di regia a far sì che più che l'epilogo della storia è la sua prospettiva e le sue angolature narrativa a far sì che l'interesse non scemi mai durante la visione.
Soprattutto il ritratto dei personaggi  oltre che vivido è ben tratteggiato: se il capo della sicurezza appare come il classico violento guerrafondaio legato biecamente al potere, il presidente Park si mostra come un uomo macerato dall'ossessione per la sua fine e la sua morte, una consapevolezza silenziosa che il potere gli sta sempre più sfuggendo di mano , soprattutto alla luce dell'atteggiamento dei suoi alleati più importanti, gli Usa, che lo vedono ormai quasi come un peso, e ben sappiamo quando gli americani prendono quella strada che fine fanno gli alleati anche storici.

Kim invece percorre il classico sentiero della consapevolezza che troppo è cambiato nell'esercizio del potere da parte di Park, la ferocia  e la spietatezza hanno preso il posto di un paternalismo severo che ha fatto di lui comunque, un personaggio  tra i più importanti della storia coreana , artefice della grande crescita economica del paese uscito dalla sua arretratezza proprio nei sedici anni del suo  potere, ma il racconto ci mette davanti anche al dubbio che le azioni di Kim non siano altro che mosse opportunistiche finalizzate alla conservazione del potere che la carica ed il ruolo impongono: questo dualismo che orbita intorno alla figura del direttore del KCIA è uno degli aspetti meglio trattati nel film.
E infine il film è il ritratto di un regime in putrefazione, scosso da violenze smisurate, che dietro l'ossessione della minaccia comunista proveniente dal nord , non perde occasione per stracciare le più elementari norme democratiche in favore di un autoritarismo che si alimenta di personaggi che hanno fatto propria la regola che la sopravvivenza passa attraverso la morte di qualcun'altro all'interno della cerchia di potere costruita da Park.
Quindi se la ricostruzione storica a volte si perde in dissertazioni narrative necessarie , l'impianto complessivo di The Man Standing Next è quello di un film ben costruito e che sa portare il giusto messaggio attraverso un buon mix di generi.
Cast di primo livello con il divo Lee Byunghun bravissimo nella parte del direttore Kim, soprattutto sempre in armonica sintonia con i tormenti del personaggio, Lee Sungmin, sfruttando anche un certa somiglianza con il vero Park, è bravo nel rappresentare le ossessioni che agitano il presidente e il suo smisurato potere e per finire Kwak Dowon è bravo e credibile nei panni dell'ex direttore del KCIA pronto a svuotare il sacco contro Park.

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