Giudizio: 9.5/10
Il Festival di Cannes è un po' la seconda patria di Nuri Bilge Ceylan, ormai quasi adottato, almeno a livello cinematografico, dalla Francia sempre presente come contributo produttivo nei lavori del regista turco; a tutta la serie di premi ricevuti aggiunge quest'anno quello per la migliore interpretazione femminile ( una magnifica Merve Dizdar) , che forse non sarà il più prestigioso sebbene l'ultimo lavoro sia opera degna di Palma d'Oro.
Ma al di là dell'importanza dei premi About Dry Grasses ( che in Italia uscirà-non si sa quando- grazie alla meritoria opera di Movies Inspired col titolo di Racconto di due stagioni) è l'ennesimo capitolo della filmografia di un cineasta tra i più grandi del Cinema contemporaneo, che troppo colpevolmente viene spesso dimenticato quando si tratta di citare i sommi interpreti della Settima Arte.
Siamo , come sempre soprattutto negli ultimi lavori, nel ventre molle della Turchia asiatica, quel lembo di terra che non è più Europa , che si prolunga verso l'Asia e nel quale l'inverno ricopre con la fitta coltre di neve tutto ( immagine che avrà un forte significato anche in questa opera...); Samet è un insegnante di arte che presta servizio in un piccolo villaggio dell'Anatolia, vive insieme ad un suo collega e spera in breve tempo di poter finalmente ottenere un trasferimento ad Istanbul, convinto che quello della metropoli sul Bosforo sia il suo mondo, dove cultura e tradizione si abbracciano.
Samet vive questa situazione con rassegnazione nella speranza di finire presto il suo periodo di apprendistato in provincia (come pare preveda la legge turca riguardo alle professioni socialmente importanti-insegnanti,militari, poliziotti), non ha grossa considerazione dei paesani e dei colleghi della scuola, solo una ragazzina , Sevim, sembra suscitare in lui qualche interesse ( senza fraintendimenti, la tematica pedofila non è neppure minimamente accennata e alla fine lo scopriremo inequivocabilmente , ma una certa ambiguità comunque si genera, almeno all'inizio).
Proprio un episodio di per sè insignificante in cui Samet mostra però la sua meschinità larvata, fa sì che dalla scuola , su segnalazione di due allieve, vengano mosse a lui e al suo collega coinquilino, accuse di aver avuto atteggiamenti non consoni verso le allieve; il tutto si risolverà con un nulla di fatto dal punto di vista disciplinare , tutto verrà sepolto sotto metri di neve, ma qualcosa nei due insegnanti ormai è scattato, anche perchè in qualche modo non vengono più visti come prima da parte degli allievi e dei colleghi.
Nello stesso momento i due iniziano a frequentare una loro collega, Nuray, insegnante di inglese, attivista politica, che insegna nella vicina città e che i due conoscono quasi come in un appuntamento al buio: dapprima Samet è disinteressato alla donna , ma quando vede l'amico Kenan stringere con lei amicizia sono ancora la sua acrimonia e meschinità a prendere piede.
L'irruzione nella storia di Nuray ha l'effetto di portare a galla in Samet quello che ristagna nel suo profondo, la sua idea di socialità e di egoismo, il suo (dis)impegno politico, il suo individualismo, il suo accidioso nichilismo, il tutto espresso in una delle scene più belle che il Cinema abbia mai mostrato negli ultimi anni.
Passato l'inverno, finita la scuola, ottenuto (almeno pare) il trasferimento di Samet ed esplosa l'estate vediamo i tre in gita presso un sito archeologico e la fine poetica e filosofica di un film che riesce a toccare a vari livelli coscienza ed emotività in una atmosfera che mescola la rassegnazione e il crepuscolare.
L'osservazione che viene mossa abitualmente a Ceylan è quella di fare sempre lo stesso film, cambiando solo qualche contesto e qualche situazione: ammesso che ciò sia vero, comunque il regista turco , in questa ipotetica rigorosa fedeltà a se stesso, riesce sempre a raccontare qualcosa che riesce a coinvolgere e ad avvolgere , non sprecando mai neppure un minuto dei suoi mastodontici lavori.
About Dry Grasses non viene meno a questa regola, le oltre tre ore di pellicola ci regalano un'opera monumentale in cui nulla è fuori posto, nella quale, nonostante si parli di piccole storie comuni di gente comune, emerge una forza eroica inarrestabile, che basa la sua solidità su una scrittura magistrale, potente.
Come in quasi ogni suo lavoro i protagonisti sembrano ingabbiati in un ambiente ostile , sotto tutti i punti di vista, dal quale per un qualche motivo pare impossibile fuggire, un luogo che quasi non ha tempo e dove gli unici segni di vita appaiono gli eventi atmosferici: cumoli di neve, bufere , strade appena tracciate , natura sopraffatta dal gelo e dal freddo, metafore di un inverno interiore che stringe in una morsa pungente i personaggi.
Questa visione esistenzialista Ceylan la fa emergere dal racconto e soprattutto dalle storie personali dei protagonisti che lentamente col passare del tempo assumono sempre più nitidamente i loro contorni, il tutto senza risultare mai stucchevole, ne pletorico; la durata del film del regista turco ha una sua ben precisa motivazione che è quella di delineare in maniera completa e mirabile i personaggi.
Il protagonista è chiaramente un personaggio che mal sopporta la situazione in cui vive, che sembra avere già addosso la delusione di una vita semplicemente perchè sopraffatto da quella che chiama la stanchezza della speranza; Samet è personaggio complesso, appare come un perdente, un uomo che vomita sul mondo che lo circonda la sua delusione e la sua frustrazione: dapprima prende di mira Sevim , la sua allieva prediletta che si è resa responsabile dell'oltraggio accusatorio semplicemente perchè ha visto nell'insegnante un manipolatore bugiardo, quindi l'amico Kenan quando capisce che la su amicizia con Nuray potrebbe andare oltre escludendolo e mette in piedi una sceneggiata meschina pur di allontanare l'amico e potersi avvicinare lui alla donna.
Ceylan con Samet ci mette in mostra la meschinità umana, il suo bieco individualismo, la sconfitta di essere imprigionati in una realtà rurale gretta dove nulla cambia: per tale motivo aveva visto in Sevim una luce in fondo al buio, qualcosa di trascendentale , una ragazza vivace, intelligente, sveglia che avrebbe forse potuto salvarsi dall'abbandono di quel vivere ai margini, la ragazza è per lui quasi uno specchio nel quale vede come avrebbe voluto essere lui che invece sente la vitalità fuggire via.
Nel suo rapporto con Nuray, splendidamente rappresentato nella lunga scena della cena, trova spazio la riflessione politica di Ceylan , attraverso i concetti di socialità e di militanza, di individualismo e di egoismo, di persecuzione delle minoranze etniche, come quella subita dalla donna , per di più rimasta mutilata in seguito ad un attentato; quel lembo di terra in cui si svolge la storia si proietta verso il Kurdistan, zona di guerra permanente e Ceylan ce lo ricorda con i rumori lontani degli spari e delle esplosioni che bucano la notte insonne del protagonista.
Il sottofinale e il finale dell'opera sono tra i momenti più belli che il Cinema ci abbia regalato in questa annata, dapprima con un lungo monologo, quasi un dialogo con se stesso del protagonista che intravede in quelle erbe gialle e secche che sta calpestando e di cui nessuno si cura la rappresentazione della sua vita in quel posto dove neppure il tempo riesce a passare e poi un immaginario dialogo con Sevim: " il tempo passerà , e se tu sopravvivi in questa terra di sconfitte senza fine diventerai alla fine gialla e secca; ti troverai a metà strada della tua vita e vedrai che non hai ottenuto nulla nella vita ma solo il deserto dentro di te, niente altro".
Qualcuno ha scritto che Dry About Grasses è un film di un grande regista ma che si legge come un grande romanzo russo: ed in effetti c'è la scrittura magnifica di Tolstoj , il nichilismo drammatico di Dostoevskij e, nei lunghi e mirabili dialoghi, il teatro di Checov; About Dry Grasses è un opera splendida, emozionante, che riempie gli occhi per il rigore stilistico e la perfezione dell'immagine che crea il regista e per le profonde tematiche che presenta, uno studio sull'esistenza umana vista con l'occhio di un grande drammaturgo e con la sensibilità di un eccelso poeta.
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