Giudizio: 7/10
CiXi e il tramonto dell'Impero
Dodici anni dopo avere raffigurato sul grande schermo l'imperatrice Wu, il regista Li HanHsiang, sempre sotto il marchio Shaw Brothers, porta sullo schermo un'altra delle più importanti e controverse figure femminili della storia dell'Impero Cinese: CiXi, imperatrice vedova che fu la testimone , nonchè protagonista della fine della dinastia Qing e dell'impero, travolto da guerre , rivolte e intrighi.
Anche CiXi, pur non avendo avuto l'ardire di farsi fondatrice di una dinastia, è stata la protagonista indiscussa, dapprima dietro le quinte e poi molto più palesemente, della seconda metà del XIX secolo, grazie al suo prepotente controllo sugli Imperatori, siano essi suoi figli o nipoti.
Il film racconta proprio le pagine finali della storia imperiale, partendo dalla contrapposizione che si creò a corte tra chi era favorevole alla guerra col Giappone e chi invece propendeva per la resa.
La messa in scena dell'ambiente imperiale è sfarzosa, curata nei dettagli delle cerimonie e delle usanze, e all'interno di essa si muove un universo fatto di giovani imperatori incapaci, avidi eunuchi spietati, fedeli servitori messi da parte e umiliati, trame fondate sul tradimento o sul fiancheggiamento alle potenze straniere, un universo insomma che sembra vivere di propria luce , incurante delle necessità dei sudditi, percorso solo dalla sete di potere e di dominio da raggiungere con ogni mezzo, naturalmente anche illecito.
La figura dell'Imperatrice assume i connotati di una spietata tiranna, forse anche più di quanto la Storia tramanda, ma il marchio mancese che si tira dietro è una spiegazione più che lecita per l'astio con il quale viene dipinta, in accordo con certa storiografia che tende a seguire le pulsioni popolari che ha decretato il ruolo fondamentalmente usurpatrice della dinastia nata in Manciuria che per tre secoli regnò in Cina.
Questo è argomento che alla Show Brothers ben conoscono, essendo l'immancabile cavallo di battaglia di quasi tutti i film di arti marziali prodotti: un nazionalismo cinese che ripudia l'ultima casa regnante in favore della tradizione Han.
Il risultato del film è comunque apprezzabile in tal senso: traspare chiarissima la decadenza di un impero avviato alla rovina nel quale sembrano quasi degli alieni i pochi personaggi che presentano un aspetto almeno lontanamente positivo ( il giovane eunuco Ko LienTsai, l'imperatore Guangxu, non a caso i due sono legati da una amicizia che nasce nell'infanzia trascorsa a corte), immersi in un mare di menzogne, odio, intrighi e disprezzo di cui si nutre tutto l'ambiente di Palazzo.
Forse più che un ritratto di CiXi il film ha il suo valore come racconto di una epoca che già sentiva la terra sotto i piedi aprirsi, nonostante l'interpretazione eccellente di Lisa Lu, il cui sguardo trafigge e uccide, ben spalleggiata da due colossi del cinema di arti marziali dell'epoca: David Chiang e Ti Lung.
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