venerdì 10 gennaio 2020

Bangla ( Phaim Bhuiyan , 2019 )




Bangla (2019) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

In un panorama cinematografico italiano sempre più asfittico in cui ogni anno sono solo i pochi autori di provata bravura che si impongono ( quest'anno Garrone , Bellocchio etc), mentre i nomi nuovi faticano tremendamente ad emergere, un lavoro come Bangla diretto dal giovanissimo Phaim Bhuiyan, italiano di seconda generazione con genitori bengalesi, rifulge di luce vivissima ,  a dimostrazione che quando c'è l'idea giusta e qualcosa da raccontare il risultato può essere brillante.
Basato sull'esperienza personale del regista (oltre che sceneggiatore e attore), Bangla è il racconto autobiografico di un giovane come ormai sono molti , che fanno parte di quella generazione di nati in Italia da genitori stranieri, quegli italiani ( alla faccia di chi ancora fa finta di non capirlo) di seconda generazione insomma che sono la dimostrazione chiara che ormai l'integrazione, volenti o nolenti è avvenuta e che non si può fermare un fenomeno sociale che ha interessato prima di noi altre società anche più evolute (la Francia ad esempio).
Phaim ambienta il suo racconto autobiografico nel quartiere romano che più di ogni altro testimonia l'avvenuta integrazione, Torpignattara, dove ormai  convivono svariate anime culturali in maniera tutto sommato armonica.


Phaim spesso nel racconto si impone come voce narrante che sovrasta gli eventi, si rivolge al pubblico direttamente dal set, insomma tinge la pellicola delle sfumature più congeniali al racconto autobiografico.
Il protagonista , di nome Phaim, manco a dirlo, vive coi genitori , immigrati dal Bangladesh e la sorella  nel quartiere periferico di Torpigna(ttara), lavora come steward in un museo, suona in una band che si guadagna qualche soldo nei matrimoni, frequenta la moschea e ascolta l'imam come ogni buon musulmano, ha amici che come lui sono figli di immigrati nati in Italia ( e il contrasto tra i tratti francamente orientali , la parlata romanesca e il gergo giovanilistico è a tratti esilarante), vorrebbe lasciare l'Italia per andare a Londra  che è un po' la mecca di tutti gli immigrati, insomma un ventenne come  ce ne sono molti in ogni grande città.
Il suo vivere da musulmano osservante contrasta ovviamente con quello che è il modo di vivere di ogni  giovane occidentale creando dubbi amletici nel protagonista.
Quando poi incontra Asia una giovane studentessa universitaria spigliata, emancipata, tipico esempio di ragazza italiana indipendente e si innamora di lei, ricambiato, il problema del contrasto culturale che ribolle in lui esplode in pieno: per la sua famiglia è inammissibile che abbia una fidanzata italiana, la legge di famiglia prevede: lavoro, matrimonio e figli, e ovviamente astinenza sessuale fino alle nozze, secondo i dettami religiosi islamici ( che poi sono anche quelli cattolici...).

Attraverso la sua storia d'amore con Asia Phaim si troverà a fare i conti con se stesso e con la società in cui vive, in una sorta di viaggio formativo.
Il finale è ambiguo, lascia aperte svariate soluzioni, ma in fondo non credo fosse la sua storia di amore con Asia il punto nevralgico del suo racconto, bensì il contrasto che si trova a vivere nel muoversi tra culture e usanze diverse.
Il più grande pregio di Bangla sta nella prospettiva con cui il regista decide di raccontare non una storia di integrazione, quella è già un dato di fatto, bensì le difficoltà personali a fare convivere le varie colture che lo circondano ; niente discorsi politici-sociali , niente sguardo afflitto sul problema dell'immigrazione e dell'integrazione, ma una lucida , onesta e, in certi momenti , sfrontata analisi attraverso l'esperienza personale , al punto che viene da chiederci se il problema dell'integrazione sia più un qualcosa che affligge noi piuttosto che gli immigrati.
Phaim inoltre fotografa benissimo la realtà di Torpignattara, del Pigneto e del Quadraro con grande gentilezza e ironia, riuscendo a rendere in maniera nitida la realtà della vita del quartiere ( e chi scrive in quel quartiere ci è nato e ci  ha vissuto per 30 anni...) indugiando non solo sugli ormai famosi murales , esempi di street art tra i più belli di Roma, ma anche sugli scorci più caratteristici di un quartiere popolare che sta assurgendo a importante polo multiculturale della città.
Pur improntando il suo lavoro su atmosfere da commedia e da cinema comunque non particolarmente impegnato, Phaim dimostra di avere buone doti sia di narratore che di attore, senza eccedere mai, sapendo alternare i momenti più divertenti ad altri più riflessivi; in alcuni frangenti emerge anche una certa genialità registica (splendido l'intermezzo del pranzo a casa di Asia con tutta la famiglia allargata della ragazza, ironico sguardo su certo progressismo salottiero) che fa di Bangla un lavoro maturo per un così giovane regista e una pellicola che risulta una bella sorpresa intelligente nel panorama cinematografico italiano.

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