venerdì 24 gennaio 2020

The Forest of Love ( Sono Sion , 2019 )




The Forest of Love (2019) on IMDb
Giudizio: 7/10

Dopo il folle triennio 2015-2017 caratterizzato da una pletora di lavori diretti ( otto per la precisione), che avevano spesso divagato in campi non proprio ortodossi rispetto al Cinema del suo autore, Sion Sono torna a ritmi più umani e  soprattutto sembra volere ripiegare  su quei temi e a quel cinema che è diventato con gli anni il suo inconfondibile marchio di fabbrica: The Forest of love è infatti un genuino ritorno del regista giapponese al passato sia nelle forme artistiche che nei contenuti, un compendio di un credo cinematografico di uno degli autori più originale ed estremi del cinema moderno, che dopo l'esperienza più ombre che luci con Amazon e la serie Tokyo Vampire Hotel si affida a Netflix, l'altro gigante dell'on demand.
Il film inizia con al centro del racconto la giovane Mitsuko una ragazza segnata indelebilmente da alcuni traumi della vita , soprattutto la morte dell'amica carissima di liceo con la quale aveva in piedi una relazione saffica, ora vive come una reclusa nella sua stanza  con una madre iperprotettiva e un padre tirannico; presto nella vita di Mitsuko si affaccia Taeko una ex compagna di scuola, e altri due giovani in cerca di qualche tematica interessante per girare un film.


Poco dopo nella vita di Mitsuko farà irruzione anche un'altra persona che cambierà definitivamente la sua esistenza e quella della famiglia: Joe Murata infatti è un uomo dal grande fascino che fa della manipolazione delle persone il suo modus operandi fino a giungere al plagio vero e proprio  e ad azioni chiaramente truffaldine.
Come non bastasse Murata è anche un pervertito, manipolatore anche sessuale, sadico e  violento, un soggetto però dal quale nè Mitsuko , nè altri personaggi riescono a staccarsi, come fossero magnetizzati.
Da questo nucleo narrativo la storia procede suddivisa in capitoli , a dire il vero, senza neppure una grande coerenza e un ben definito filo logico, mostrando progressivamente tutto quello che è stato il cinema più classico di Sion Sono, con rimandi alle opere precedenti e con l'affastellarsi di tematiche e di situazioni che periodicamente il regista giapponese ha inserito nei suoi lavori; per tale motivo spazio ad adolescenti viziose e morbose, reggiseni che coprono mammelle floride da adolescente , mutandine e posteriori in gran schiera,  per passare poi alla tematica dl suicidio, del cinema come specchio della vita, alla critica violenta e acida della società giapponese e della famiglia tradizionale, autentico centro di malvagità, e ancora , il sesso come affermazione violenta di se stessi, personaggi ai margini , ribelli, eccessivi, nichilisti, votati alla disperazione e al dolore, masochismo e sadismo che si intrecciano, insomma tutto il folto campionario di elementi costitutivi della idea cinematografica di Sono.

Per tale motivo The Forest of Love sfugge ad una classificazione, proprio per l'enorme messe di tematiche che il regista riversa sulla pellicola; di certo è un lavoro che come summa ideologico-cinematografica fotografa bene i canoni di Sion Sono e per tale motivo troverà gradimento presso i suoi adoratori  e dileggio presso i detrattori dello stesso, perchè inevitabilmente il suo cinema è questo, una forma d'arte che può respingere o attrarre, che manda in estasi o disgusta, che esalta o annoia, Sono insomma è un regista di quelli che non passa mai inosservato.
Le critiche alla società giapponese attraverso la figura del truffatore Murata , l'aspetto thriller , ispirato ad un episodio realmente accaduto di un serial killer di giovani studentesse e il racconto di una umanità pronta a sacrificare se stessa in nome di una folle dipendenza sono i temi che tracciano un sentiero narrativo seppur tutt'altro che lineare, ma poi è tutto il contorno e le divagazioni, specchio delle ossessioni del regista , dei suoi feticismi, del suo essere poeta del disfacimento e della deriva nichilista oltre che masochistica che diventano il vero nucleo bollente dell'opera.
Viceversa va notato come questo insistere in maniera addirittura pedissequa e maniacale su quanto raccontato per anni in altri lavori, carica The Forest of Love di un senso di già visto, di racconti già ascoltati e di situazioni  innumerevoli volte riproposte tra l'altro sull'arco di oltre due ore mezza; una ripetitività specchio probabilmente di una crisi ispirativa, confermata dai ben poco memorabili ultimi lavori, un rimestare nel pentolone cercando di riproporre  qualcosa di abituale che confermi la sua statura autoriale, senza guardare nè a un linguaggio nuovo nè a problematiche diverse .
Al di là di questi indubbi limiti che trovano comunque una coerenza nella parabola cinematografica di Sion Sono, The Forest of Love, come c'è da spettarsi con premesse simili, sa regalare momenti validi, soprattutto dove la furia cinematografica  del regista riesce ad infondere un soffio di aria fresca sulla pellicola e condurla su quei sentirei eccessivi, anche ridondanti ma certamente, spesso, grandiosi, già mirabilmente percorsi.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Condividi