Giudizio: 7/10
Un breve prologo proposto in un incisivo bianco e nero ci mostra il samurai Menji, caduto in disgrazia per aver commesso, seppur ingannato, un grave gesto disonorevole e una conseguente vendetta altrettanto disonorevole nella quale uccide inconsapevolmente il marito della sorella.
In seguito a ciò, e decaduto a rango di ronin, durante la fuga insieme alla sorella impazzita per la morte del marito, si imbatte in una banda di cacciatori di taglie che riesce a sterminare perdendo però la sorella che viene ammazzata.
Pieno di ferite e prossimo alla morte compare una misteriosa donna che gli inocula delle sanguisughe capaci di guarire ogni ferita , amputazioni comprese, e che gli dona l'immortalità: atto di espiazione o di suprema ferocia?
Cinquanta anni dopo Menji viene convinto dalla giovanissima Rin a farle da guardia del corpo nella sua disperata ricerca di vendetta verso gli assassini del padre, un maestro di spada caduto nel folle disegno di un gruppo di spadaccini di spazzare via tutte le scuole di arti marziali unificando l'arte sotto il loro comando.
Dapprima riluttante Menji decide infine di assecondare la richiesta della ragazzina e di mettersi a caccia degli assassini dei suoi genitori.
Periodica incursione di Miike Takashi del genere cappa e spada Chambara, Blade of the Immortal è un buon prodotto di intrattenimento, ispirato al manga dal titolo omonimo, pubblicato per quasi un venetennio e di cui riprende le prime serie.
Rispetto ad una delle ultime incursioni nel genere, probabilmente la più riuscita, 13 Assassins , Blade of the Immortal è lavoro meno ambizioso e meno filosofico, ma da un lato certamente piacerà al grande pubblico in cerca di azione e , viceversa, non deluderà le schiere planetarie di estimatori del regista giapponese.
Per quanto risulti essere un film tutto sommato convenzionale, privo di quella libertà narrativa a volte folle e anarchica, con cui Miike costruisce i suoi lavori, che questa sia un sua pellicola lo si capisce benissimo, vuoi per alcune delle tematiche, vuoi per l'ironia con la quale, mediante dialoghi e situazioni, affronta i momenti in apparenza più truci e duri; non temano quindi i fans di Miike, anche in Blade of the Immortal, vediamo arti mozzati, tronchi umani striscianti, spruzzi di sangue e distese di cadaveri tra pozze di sangue scivoloso come saponette; anche alcuni dei personaggi risentono di una certa libertà descrittiva propria del regista così come le spade di innumerevoli forge e fatture.
All'interno del film comunque troviamo anche alcuni aspetti che Miike raramente tralascia: l'immortalità, la vendetta, la lotta tra potere e classi sottomesse e la violenza che genera.
Dove invece il film mostra qualche pecca è nella struttura un po' a compartimenti stagni, forse dettata dal tentativo di rimanere aderente al testo di riferimento: le due ore e venti del film sembrano quasi , dal punto di vista strutturale, quei videogiochi in cui si procede per quadri, col risultato che a lungo andare qualche ripetizione di troppo, soprattutto nei combattimenti, tra l'altro ben coreografati, si nota; a cioè va aggiunta anche una certa superficialità nella descrizione dei personaggi, nei quali si va poco a scavare.
Nel complesso comunque Blade of the Immortal è lavoro piacevole, diverte con l'azione e con alcune battute da commedia e anche il ritmo è sempre ben sostenuto: uno di quei film che oltre per il botteghino sembrano essere creati da qualcuno in vena di un sano divertimento senza troppo impegno.
Kimura Takuya, star della musica e del cinema tra le più acclamate in Giappone, è convincente nel ruolo di Menji, anche nei momenti ironici, la ventenne Sugisaki Hana si conferma tra le attrici più promettenti del cinema nipponico.
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