Giudizio: 8.5/10
Dopo un intervallo di ben 17 anni dal suo ultimo lavoro, lasso di tempo impegnato nella direzione di documentari e di una serie televisiva di un certo successo ( Teràpia ), la regista ungherese Ildekò Enyedi torna alla regia cinematografica con un lavoro che a partire dalla ultima Berlinale dove ha letteralmente fatto il pieno di riconoscimenti tra cui l’Orso d’Oro per il miglior film, è risultato tra i più premiati dell’anno oltre che essere stato selezionato per rappresentare l’Ungheria nella corsa agli Oscar per il miglior film in lingua non inglese.
Corpo e Anima che, grazie all’attivissima e benemerita Movies Inspired, sarà presente sugli schermi italiani a partire dai primi giorni del nuovo anno, è uno di quei lavori che ha le stigmate del film che lascia il segno sia relativamente alle tematiche trattate sia per la sua forza narrativa sostenuta da una regia abbagliante.
Gran parte del racconto si svolge tra due estremi: un mattatoio industriale dove lavorano i due protagonisti, Endre, direttore amministrativo e Maria, giovane responsabile della qualità e un poetico e silenzioso bosco nel quale una coppia di cervi si muove con gesti lenti e naturali; due ambientazioni che sono la rappresentazione del mondo reale e di quello del sogno e della fantasia, animali macellati e sangue che scorre e candore immacolato delle nevi e sguardi dei due animali che si sfiorano; il mondo del corpo , verrebbe quasi da dire della carne, osservata in tutti i suoi aspetti, e il mondo dell’anima, etereo come i due splendidi esemplari di cervo.
Endre e Maria sono due schegge solitarie di una mondo terreno che li vede alla deriva: paralizzato ad un braccio lui che vive la su solitudine con apparente fierezza, metodica, grigia nella sua maniacalità autistica lei rimasta allo stato larvale di fanciulla che ancora si rivolge al suo psicologo infantile.
Li unisce quel sogno ricorrente che la psicologa inviata a sottoporre a test i dipendenti del macello scopre quasi con risentimento: Endre e Maria vivono la loro vita onirica, proiezione dei loro desideri, nei corpi di due cervi; inevitabile a quel punto una loro contatto, sebbene sia l’uno che l’altra siano tutt’altro che propensi a cedere alla socializzazione.
Il grande baratro che divide la vita reale da quella del sogno impedisce ai due di spingersi fino a una conoscenza più profonda che è fortemente voluta da entrambi ma al contempo frenata dai loro retaggi personali.
La recensione completa può esser letta su LinkinMovies.it
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