Giudizio: 8.5/10
Esistono pochissimi registi nel panorama cinematografico mondiale che come Michael Haneke hanno fatto dei loro lavori una serie di capitoli di uno stesso programma ideologico-culturale: sin dal primo, sconvolgente Il Settimo Continente con il quale nel 1989 segnò la prima pagina della sua filmografia, il suo obiettivo è stato quello di presentare i lati più oscuri e abietti della società regolata da leggi ferree e conformiste; Happy End , pur apparendo a prima vista , un lavoro più “leggero”, è in effetti esattamente l’ultimo capitolo, per ora, di una lunga dissertazione lucida e spietata sui mali e , soprattutto, gli effetti della gabbia in cui vive la società.
Lo sguardo di Haneke si posa questa volta su una ricca famiglia dell’alta borghesia del nord della Francia proprietaria di una grande impresa di costruzioni: il patriarca ultraottantenne e un po’ rintronato Georges che guarda la sua famiglia con distaccato disprezzo, e che ricerca solo un modo per porre fine ai suoi giorni, Anne la figlia che tiene in mano le redini dell’azienda e fidanzata con un ricco uomo d’affari in un ménage che sembra prima di tutto di interessi, Pierre il riottoso figlio di lei, in perenne conflitto con la madre e ben poco incline a gestire gli affari di famiglia, Thomas, l’altro figlio di Georges, primario chirurgo con un matrimonio fallito alle spalle ed ora nuovamente sposato con un figlio neonato ed infine, associata dell’ultima ora alla famiglia Eve, la figlia tredicenne di Thomas avuta dal primo matrimonio.
La ragazzina ritorna dal padre, per il quale è quasi una estranea, perché la madre sta in ospedale avvelenata da una overdose di farmaci che lei stessa le ha propinato, dopo averci mostrato per il tramite del suo smartphone l’odio che provava per la madre.
Una famiglia insomma che dietro l’apparenza di una vita agiata e formalmente impeccabile nasconde un degrado morale ed etico che parte dal patriarca e finisce ai nipoti , passando per il figlio Thomas impelagato in una relazione clandestina Facebook-mediata con una musicista; una famiglia che rotola nel fango, verso il baratro, incapace di percepire ciò che la circonda e strenuamente in difesa del suo status formale.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
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