Giudizio: 6.5/10
In un armadietto porta valigie del deposito della stazione di Seoul viene ritrovata una infante, i barboni che popolano la stazione la allevano fino all'età di sette anni, quando una retata della polizia provoca lo sgombero della stazione stessa; l'immancabile poliziotto corrotto pensa di fare un affare portando la ragazzina ad una donna che gestisce un giro di senzacasa mendicanti, che si dedica all'usura e al traffico clandestino di organi , che poi sono quelli dei mancati pagatori di debiti che vengono accoppati: una perfetta holding del crimine gestito con brutalità e durezza da questa matriarca del male.
Una volta cresciuta la ragazzina, cui i mendicanti diedero il nome di "Dieci" ( il numero dell'armadietto in cui fu trovata), entra a pieno titolo nella gang della matriarca che tutti chiamano Mamma, perchè in effetti per loro quello è: una madre che dirige i suoi scagnozzi con metodi tutt'altro che materni.
Quando Dieci però viene chiamata a saldare i conti con un cliente insolvente sparito, si trova davanti il figlio di questo,un ragazzo dai modi gentili, che le regala i primi raggi di umanità in una esistenza fatta solo di violenza e degrado.
L'incapacità di portare a termine il lavoro e la reazione di Mamma, che ha per motto di vita: " se sei inutile ti ammazzo", apre un baratro davanti alla giovane che rischia di sconvolgere la sua vita.
Opera prima del trentunenne regista e sceneggiatore coreano Han Jun-hee, Coin Locker Girl è lavoro che parte promettendo molto bene: ambientazione originale ( la Chinatown di Incheon ) personaggi limite, freaks veri e propri, dominanza femminile in un ambiente malavitoso non facile da trovare nei lavori coreani, bella fotografia, ambienti degradati descritti con cura e realismo; poi però con il procedere della storia tende a perdersi un po' nelle paludi del film violento che si compiace, per approdare ad un finale dove si vorrebbe ribaltare la prospettiva maturata fino ad allora con risultati però non certo indimenticabili.
Lo spessore dei personaggi è altalenante: alcuni di essi (la protagonista, i due fratelli acquisiti nella gang) sono ben tratteggiati e riescono a creare la giusta empatia, altri, soprattutto Mamma, appaiono più dei paradigmi stereotipati , nonostante il regista con un finale un po' incerto volesse dimostrare altro.
Sta di fatto che Coin Locker Girl è lavoro che presenta alcuni aspetti decisamente riusciti ed altri, di non secondaria importanza però, che ne minano un po' il risultato finale che avrebbe potuto essere decisamente migliore.
Indubbiamente il regista dimostra di avere buone doti, e il palcoscenico di Cannes dove il film è stato presentato nella rassegna della Semaine potrà giovare al suo futuro, peccato solo che troppe volte la storia rischia di cadere nel più ovvio dei film coreani intrisi di violenza nonostante le premesse e l'impalcatura generale lasciassero intravedere altro: la descrizione della malvagità umana e della violenza che ne deriva in alcuni momenti rimanda a grandi opere della filmografia coreana (pensiamo a Bad Guy ad esempio), ma tutto sembra cedere troppo spesso il passo al convenzionale.
Le prove di Kim Go-eun nella parte della giovane trovatella e di Kim Hye-soo in quella di Mamma sono agli antipodi e mostrano in maniera tangibile le contraddizioni del film: tanto credibile e valida, anche nello spessore, la prima , quanto poco credibile, iconica, quasi un totem malvagio la seconda.
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