Giudizio: 6.5/10
Dotato di una prorompente bellezza visiva che deriva dagli spettacolari paesaggi dello Hubei, Love in the 1980's è l'ultimo lavoro di Huo Jianqi, regista ormai veterano del panorama cinematografico cinese, autore che per molti versi si colloca a metà tra gli esponenti della Quinta e quelli della Sesta generazione di cineasti cinesi; come in buona parte dei suoi precedenti lavori è la bellezza dei paesaggi ad essere l'interprete principale del film, una storia ambientata nei primi anni 80 intrisa di nostalgia e di riflessioni su un paese che all'epoca stava uscendo a stento dal dramma della Rivoluzione Culturale.
Il giovane Guan Yubo, appena laureato, viene inviato in provincia al servizio di una piccola comunità montana come notabile addetto al controllo del Piano per il controllo delle nascite.
Qui incontra il suo amore del liceo, Liwen, una ragazza che ha poi perso di vista in quanto non ha potuto continuare gli studi: tra i due c'è una sottile tensione che nasce dal non detto e da qualcosa lasciato inspiegabilmente sospeso; la ragazza gestisce lo spaccio del villaggio e si prende cura del padre relegato alla vita montana.
Quando tra i due sembra che il muro che li separa cominci a vacillare, Yubo viene trasferito, dopo sei mesi, così che quello che era rimasto in sospeso ai tempi del liceo si perpetua.
Il finale proiettato ai giorni nostri lungi dal riannodare i fili sospesi racconta l'ennesima sconfitta di una generazione che continua a guardare al passato con nostalgia e che soffre tremendamente ad adattarsi alla società che cambia.
Se in Postmen in the Mountain Huo Jianqi sovrapponeva agli stessi magnifici paesaggi montani una storia intima di amore parentale tra padre e figlio, in Love in the 1980's il regista racconta il riaccendersi di un amore mai sopito tra le mille difficoltà che la realtà sociale impone; mentre però nel lavoro di 15 anni orsono Huo aveva trovato la giusta alchimia tra paesaggio, natura e storia, qui la miscela sembra funzionare un po' meno, perchè il racconto si tinge di colori già visti molte volte, raccontati sì con intimismo e con pacatezza ma che mancano di una forza emotiva trascinante.
La realtà sociale del post Rivoluzione Culturale è fortemente connotata: famiglie disgregate, storie personali di cadute tragiche, l'onda lunga di un periodo devastante che si infrange ancora sul presente con fragore, tutto concorre a creare nella pellicola una ambientazione molto ben precisa, forse anche troppo, tralasciando invece la storia d'amore tra i due giovani e le sue implicazioni.
Il finale francamente superfluo, che nulla aggiunge, serve solo a dimostrare come una esperienza di vita pesante quale furono quegli anni 70-80 possa segnare per sempre le esistenze , votandole alla eterna sconfitta.
Diciamo che senza quella proiezione ai giorni nostri, magari funzionale alla coerenza del racconto ma pleonastica riguardo all'essenza della tematica del film, l'opera di Huo avrebbe avuto senza dubbio un migliore impatto, proprio perchè lo studio antropologico sociale, di costume e delle tradizioni è ben svolto, come sempre, nei lavori del regista cinese; è attento e scrupoloso sorretto da una fotografia efficace e ben poco invasiva nel mostrare la bellezza abbacinante dei luoghi della sperduta provincia cinese.
Nella parte della giovane Liwen troviamo Yang Caiyu, giovane attrice cinese con sangue thailandese nelle vene che in alcuni momenti sembra richiamare alla mente, soprattutto nelle espressioni. la grande Gong Li giovane; la parte di Yubo spetta invece a Lu Fengsheng, noto attore televisivo al primo ruolo da protagonista nel cinema.
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