Giudizio: 6/10
L'ora più buia è quel lasso di tempo della storia britannica ( e non solo) che a cavallo tra il maggio e il giugno del 1940 vide la Gran Bretagna opporsi alla poderosa avanzata nazista che stava spazzando via l'Europa; a governare quel drammatico periodo storico fu chiamato Winston Churchill, dopo le dimissioni del Primo Ministro Chamberlain ritenuto responsabile dell'imminente disfatta; mentre le truppe inglesi si ammassavano sulle spiagge di Dunkerque circondate da quelle tedesche, Churchill si trovò ad affrontare il dilemma tra una resa ad Hitler ( come proponeva con forza una parte del suo governo)per salvare l'Inghilterra dall'invasione e la resistenza al nazismo che culminò nella spettacolare operazione Dynamo che portò in salvo oltre 300 mila soldati in trappola a Dunquerke.
Curiosamente nella stessa annata cinematografica due lavori, entrambi candidati all'Oscar, ci raccontano quei giorni cruciali, focalizzandosi su sponde diverse: se Dunkirk di Christopher Nolan offre la prospettiva dalle spiagge della cittadina francese, tra i soldati in fuga, L'ora più buia ci mostra il lato britannico dell'evento, quello più strettamente politico, entrambi a formare un compendio storico di indubbio interesse.
Lungi dall'essere una biografia seppur parziale di Winston Churchill, personaggio chiave della storia mondiale del XX secolo, il lavoro di Joe Wright si basa però fortemente, anche dal punto di vista narrativo, sulla figura del primo ministro inglese che si trovò ad affrontare un periodo rimasto decisivo per la storia dell'Europa e del mondo intero.
La figura di Churchill non è solo centrale nel contesto storico della pellicola, ma si erge, cinematograficamente, a traino di tutto il racconto, perno intorno al quale , i fatti narrati , regolarmente scanditi dallo scorrere del calendario, si coagulano.
Nell'ottica di Wright la pellicola non è solo una ricostruzione didattica storica che espone l'oggettività dei fatti, è anche lo studio di un personaggio che va oltre l'aspetto ufficiale tramandato dai libri.
In tal senso il personaggio di Churchill viene dipinto in maniera sfaccettata: non solo il grande statista che torna in sella dopo un periodo di isolamento seguito a qualche disavventura politico-militare, ma anche il suo carattere certamente non facile, la sua visione della guerra e della società mondiale in genere, i suoi dubbi e le sue convinzioni, i vizi e la sua vita privata, il carico di responsabilità che l'ora buia portava con sè e soprattutto l'innato ottimismo visionario che non poteva che portare a contemplare la vittoria finale e l'annientamento dell'ideologia nazista e di Hitler.
Insieme alla ricostruzione d'epoca e ai momenti che la storia ci ha tramandato, indubbiamente ben strutturati, c'è quindi l'analisi di un personaggio dalle dimensioni storiche immense, seppur osservato solo in un brevissimo lasso di tempo, l'ora più buia appunto.
Peccato che a volte Wright calchi un po' troppo la mano esasperando dei tratti di Churchill fin quasi a tracimare nella macchietta, pericolo sempre incombente quando si vuole portare il personaggio ad un livello superiore rispetto alla Storia.
Dove invece il film rischia di naufragare in maniera irrimediabile è sulla scelta di strutturare lo snodo narrativo in cui un Churchill titubante , quasi rassegnato all'idea della resa, si riappropria della sua verve da combattente ad oltranza: siamo nel bel mezzo del populismo più becero e, probabilmente antistorico, grazie alla scena della metropolitana, un espediente più consono a lavori di quart'ordine che ad una opera che ha comunque un valore dal punto di vista della attenta e obiettiva ricostruzione storica e del seppur molto limitato aspetto biografico; il regista con questa scelta narrativa vuole mettere quasi un cappio al collo dello spettatore facendo leva sul facile sentimentalismo populistico.
Di fronte a una simile scelta a L'ora più buia non rimane che appoggiarsi, come detto, al suo valore di documento storico e alla eccellente prova di Gary Oldman, indubbio mattatore che , anche nei suoi tratti più caricaturali, riesce a dar vita ad un Winston Churchill molto umano, lontano dalla figura leggendaria che ci ha tramandato la Storia.
Gary Oldman qui è davvero perfetto, peccato il film non lo sia altrettanto, "contenuto" com'è. Wright l'ho preferito in altre circostanze.
RispondiElimina