La salvezza nel massacro
Se il melenso City of life and death veniva accusato di essere poco cattivo con i diavoli giapponesi, l'ultimo lavoro di Zhang Yimou, che ha come scenario gli ultimi giorni della presa di Nanchino, subirà sicuramente critiche nel senso opposto: in effetti , come da un po' il regista va ripetendo nei suoi lavori, una bella iniezione di nazionalismo aspetta chi si accinge alla visione delle quasi due ore e mezza di film.
Va subito detto però che rispetto al lavoro di Lu Chuan, pur mantenendo l'abito della grande produzione kolossal dal budget spaventoso, la mano di Zhang si vede tutta ed il risultato è sicuramente più valido; a ciò va aggiunta la presenza di Christian Bale, star indiscussa del cinema occidentale, che completa il menu in maniera grandiosa.
Il massacro di Nanchino sta diventando per i cinesi una sorta di ossessione nazionalistica, un simbolo come lo fu Auschwitz per gli ebrei e la volontà di combattere la corrente revisionistica nipponica che tende a minimizzare la tragedia è tanto più forte man mano che la propaganda giapponese si insinua anche in occidente.
Non poteva sfuggire a questo compito storico un regista come Zhang Yimou, da anni ormai ben allineato con la classe dirigente cinese, dando un crisma di sacralità all'evento dall'alto della grande considerazione che il regista gode in tutto il mondo.
L'episodio narrato è liberamente ispirato al romanzo di Geling Yan "The 13 women of Nanjing" e narra di un occidentale, becchino per professione, che nel caos che regna durante il tentativo di fuga dalla città si ritrova nella chiesa cattolica di Nanchino, dove 13 ragazzine della scuola parrocchiale si nascondono dalla furia dei giapponesi. Presto a queste ragazzine si aggiungeranno alcune prostitute del bordello di lusso che cercano anche loro rifugio nella chiesa; per il becchino e ubriacone John non rimane altro da fare che fingersi, obtorto collo, un prete cattolico per cercare di salvare la pelle.
Ma quelli che sembrano dei ruoli ben definiti con la paura che incombe, la solidarietà che cresce, l'umanità che viene a galla quando di fronte c'è solo barbarie, ben presto subiranno una metamorfosi che farà sì che John verrà considerato dalle ragazze tutte come un vero prete una volta indossata la tonaca per mimetizzarsi, lui stesso come tale si comporterà dando coraggio e proteggendo le ragazze, le prostitute come estremo atto catartico si sostituiranno alle ragazzine per essere gettate in pasto ai giapponesi, le giovani studentesse, dapprima sospettose verso le prostitute troveranno nelle navigate ragazze di vita delle sorelle maggiori a cui affidare la propria salvezza.
E' insomma un tornado purificatore e redentore quello che si abbatte sulla chiesa nella quale si consuma il dramma degli ultimi fuggiaschi di Nanchino e la figura del finto prete (nella realtà l'episodio ha come protagonista un prete vero) diviene il catalizzatore di tutti gli eventi miscelando con sapienza pietose bugie e verità, iniezioni di coraggio e di pietà, dispensando anche l'amore carnale verso Yu Mo , la più spigliata e affascinante delle prostitute.
La ricostruzione della città distrutta è ben fabbricata e il microcosmo della chiesa nella quale sono in gioco le esistenze di giovani ragazze si impone subito come il cardine del film; a parte una iniziale scena dominata dalla nebbia , dalla corsa dei fuggiaschi e dagli spari, c'è poco spazio per le scene di guerra, il regista preferisce incentrare il racconto sulla vita pervasa dal terrore delle protagoniste e sul processo di redenzione che si attua sull'ubriacone John, investito quasi di un mandato mistico.
Accusare Zhang di nazionalismo per questa pellicola credo sia esercizio per lo più inutile: che a Nanchino si sia perpetrato uno tra i massacri più ignobili della storia dell'umanità ormai è chiaro a tutti e pretendere un asettico equilibrio di giudizio quando sappiamo ormai che cinematograficamente i film con tema la guerra sono sempre tagliati con l'accetta a delimitare i buoni dai cattivi è esercizio superfluo.
Il film offre momenti di sincera commozione, permeati dal dramma incombente ( il trucco che subiscono da parte di John le prostitute per somigliare alle ragazzine, il ruolo dell'ufficiale cinese che cerca eroicamente di difendere da solo la chiesa), forse inciampa un po' nella seconda parte in attesa dell'epilogo,ma nel complesso è un lavoro in cui la mano sapiente di Zhang si apprezza, non prende mai in maniera netta derive che portano alla facile commozione e preferisce invece insistere sull'aspetto profondamente umano che detta i comportamenti dei protagonisti.
Oltre a Christian Bale, molto bravo nel calarsi nel ruolo, troviamo Ni Ni nella parte di Yu Mo, affascinante nel suo ancheggiare nel vestito a fiori e Tong Dawei nella parte dell'eroico ufficiale cinese.
Non è difficile immaginare che l'accoglienza entusiasta ricevuta al botteghino nelle prime settimane si protragga nel tempo fino a portare The flowers of war in cima al box office di tutti i tempi in Cina.
yimou è uno di quei registi che dovrei riscoprire...questo film mi intriga molto, probabilmente lo recupererò!
RispondiEliminaNon è certo il miglior film di Zhang Yimou, ma rispetto a qualche passo falso recente sicuramente è un lavoro che merita.
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