Al Dragon Gate Inn in attesa della tempesta
Accompagnato sin dal suo annuncio e per tutta la lavorazione da una attesa spasmodica per essere il primo wuxia in 3D, l'ultimo lavoro del grande Tsui Hark ha visto la luce raccogliendo un grande successo, mostrando , almeno in questo, la bontà dell'operazione.
Se a ciò aggiungiamo il fatto che lo stesso regista fu il produttore nonchè sceneggiatore del celebre remake del 1992 , ispirato a sua volta all'originale capolavoro di King Hu di 25 anni prima e che questa pellicola in qualche modo si erge ad ideale sequel (ma fino ad un certo punto), le aspettative risultano più che motivate.
Ambientato durante la dinastia Ming, tre anni dopo i fatti raccontati nel film originale (e qui finiscono le analogie e i riferimenti finalizzati solo al richiamo di alcune situazioni riguardanti i personaggi), la locanda immersa nel deserto diviene stavolta il teatro della messinscena dell'avidità, della corruzione e della sete di ricchezza dell'ambiente imperiale dominato dagli eunuchi, tra truppe imperiali, masnade banditesche , eroi solitari e traditori.
Da questo punto di vista è strettissimo il riferimento all'originale, soprattutto per quanto riguarda la struttura narrativa , tutta racchiusa nell'ambiente della locanda fra trame e sotterfugi.
Ma l'appuntamento nel deserto stavolta è per l'attesa di un tempesta di sabbia che si verifica ogni 60 anni, preceduta dal presagio del volo di uno stormo di corvi neri che oscura il cielo, che riporterà alla luce l'antica capitale della dinastia Xia Xia in cui è conservato un favoloso tesoro.
Facendo sfoggio della sua proverbiale fantasia immaginifica e stupefacente, soprattutto nella descrizione dei personaggi, Tsui Hark costruisce un wuxia classico in cui duelli di spada (armi bellissime), salti e prodigi abbondano, accompagnati, secondo i canoni a lui propri, dalle tematiche sull'epico eroismo solitario e sulla protervia e la corruzione del potere, dalle figure femminili che rubano lo schermo, dalle storie d'amore tribolate e senza mai conclusione; ma quello che più si impone , e non poteva essere diversamente per un 3D, è un massiccio e frequente ricorso a effetti speciali condotti con un digitale piuttosto invadente che a volte insinua il dubbio che sia il fine ultimo del lavoro.
Il film comunque ha il suo valore, soprattutto se lo si considera nell'ottica del genere cui appartiene di diritto, e , come detto, offre il meglio di se nel tratteggio dei vari personaggi siano essi eunuchi o banditi tartari; nasconde forse, nelle sue viscere, una metafora sulla storia della Cina moderna pervasa da una sfrenata ricerca della ricchezza e conferma la bravura tecnica di Tsui Hark nel ricostruire ambientazioni storiche credibili.
Rimane, come piccola ma insistente ombra, la sensazione che il ricorso alla spettacolarizzazione forzata grazie ad effetti speciali presentati a profusione prenda un po' troppo il sopravvento sull'aspetto narrativo che in qualche passaggio sembra alquanto superficiale.
Attori in buona forma a partire da un Jet Li palesemente invecchiato e col volto che inizia a segnarsi (ma il tempo passa per tutti...), il superalgido ed effeminato più che mai Kun Chen ed un bel quartetto femminile (Zhou Xun , Mavis Fan , Li Yuchun e Guey Lunmei ) che spesso si erge a cardine di tutto il film.
Al di là del 3D, che solitamente non apprezzo, il wuxia è uno dei generi cinematografici che più adoro.
RispondiEliminaCerto, l'abbondante uso del digitale mi fa storcere il naso, ma credo che cercherò il film, sperando che prima o poi venga distribuito anche in Italia!
Certo, i puristi storceranno il naso, come già fecero con Detective Dee, ma al di là di tutto il film ha il suo valore e la mano di Tsui Hark si vede.
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