Giudizio: 8/10
"Non c'è niente di più pericoloso di una donna che balla" viene sentenziato durante il film, ed in effetti il pericolo reale lo corrono le cinque ragazze di un piccolo villaggio costiero dei Paesi Baschi che , essendo assenti gli uomini partiti per mare, ingannano il tempo in una festa dentro il bosco nel quale si lasciano andare a balli e canti gioiosi e tradizionali; peccato per loro che siamo nei primi anni del XVII secolo, epoca in cui l'oscurantismo raggiungeva il massimo della sua grettezza in Europa mediante la caccia alle streghe e ai roghi che ne conseguivano e che un po' dappertutto illuminavano sinistramente ogni angolo del continente.
La corona spagnola, da sempre invisa e sprezzante verso i Paesi Baschi , considerati un covo di gentaglia , invia con mandato inquisitorio il giudice Rostegui a estirpare il demonio e le sue ancelle da quelle terre; per tale motivo le ragazza vengono imprigionate con l'accusa di stregoneria e torturate per estorcere una confessione.
Di fronte alla inutilità di negare il fatto, Ana, la più spigliata delle ragazze del gruppo escogita un piano per tirare il sommario processo alle lunghe contando sul ritorno degli uomini del villaggio dal mare durante la luna piena prossima: vogliono sapere come abbiamo svolto il sabba? bene glielo raccontiamo inventandoci tutto, ammettendo di essere streghe e di avere stretto il laido patto col demonio, catturiamo la loro ipocrita morbosità pruriginosa e prendiamo tempo, così li avremo in mano fino a quando qualcuno arriverà a liberarci; questo il progetto delle ragazze guidate da Ana, al quale in effetti il giudice, chiaramente attratto dal perverso e dal demoniaco , si presta ormai rapito dal fascino della giovane e ancor più dall'attrazione demoniaca, chiaramente intesa come attrazione sessuale.
Il ballo finale nel bosco che trascina violentemente in un vortice di oscure passioni e di diabolica frenesia e la scena finale sembrano fatti apposta per porre un dubbio che durante tutto il film non si era mai presentato e che potrebbe elevarsi a scintillante coupe de theatre.
Il regista argentino Pablo Agüero, che ottima impressione regalò col suo bellissimo Eva no Duerme, dirige un film che partendo da un riferimento storico-bibliografico rappresentato dal giudice Rostegui, personaggio realmente esistito e autore del testo Tableau de l'Inconstance des Mauvais Anges et Demons, autentica antologia dei pregiudizi , dell'irrazionalità e del sonno della ragione che animava la caccia alle streghe, approda ad un racconto vagamente femminista, o forse meglio sarebbe definirlo femminile, nel quale si cerca di rendere ragione alle migliaia di donne che furono arse vive in nome di una gretto oscurantismo e di una assurda sete di sottomissione di genere.
Le ragazze dei Akelarre impersonificano la femminea gioia di vivere, il godere la bellezza della natura , l'amicizia, una forma quasi di emancipazione impensabile all'epoca e per questo demonizzate fino ad esser additate come serve di una entità malvagia che si erge a portatore di tutti i mali del mondo; il film di Agüero è insomma in primis un atto di giustizia , seppur tardivo, verso un meccanismo di odiosa discriminazione condotto in nome della religione e del pregiudizio bieco.
L'opera del regista argentino, recitata in parte in spagnolo e in larga parte in basco, mira a creare una sorta di magico legame tra le protagoniste e una natura selvaggia e bellissima, come per accentuare la grazia della figura femminile contrapposta al giudizio becero degli inquisitori, ma soprattutto Akelarre , al di là della tensione narrativa che instaura, è una cruda analisi sull'ipocrisia che muoveva la caccia alle streghe e che ben si concretizza nella figura del giudice il quale è talmente e morbosamente attratto dal maligno sotto veste femminea , da arrivare quasi a perdere la ragione, perchè se il maligno va scacciato è anche vero che più lo si stigmatizza più diventa attraente.
Grazie anche ad una scintillante fotografia di Javier Agirre che accentua la cupezza del racconto con magnifiche scene notturne rischiarate da pochi e luminosi punti di luce, Agüero dirige un'opera che come il precedente Eva no Duerme guarda alla Storia ma poi si evolve come un lavoro di grande impatto stilistico e ricco di una forte impronta personale.
Nel gruppo di giovani attrici spicca inevitabilmente Amaia Aberasturi nei panni di Ana, eroina spinta da un furore primigenio che si confronta con Alex Brendemühl, nel ruolo dell'oscuro giuice Rostegui.
Non mi aspettavo nulla, invece l'ho trovato bellissimo, con quell'ultima sequenza incredibilmente affascinante.
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