sabato 5 marzo 2011

One day ( Hou Chi-jan , 2010 )

Giudizio: 7/10
L'amore nel presente e il tempo dilatato


E' addirittura il grande Hou Hsiao-hsien , nelle vesti di produttore esecutivo, a mettere il suo sigillo sul battesimo nei lungometraggi del regista taiwanese Hou Chi-jan, il quale non si nasconde certo omaggiando il Maestro ( ma anche in qualche modo Tsai Ming-liang) con un lavoro ambizioso che conferma ulteriormente la notevole qualità dei film taiwanesi sfornati in un 2010 particolarmente ispirato.
E' una dolorosa e al tempo stesso flebile storia d'amore tra due giovanissimi, vissuta in una dilatazione temporale tanto ardita da rendere quasi impercettibile il concetto di tempo.
I due giovani, Singing e Tsung, si portano dietro una vita segnata dagli eventi: la ragazza vive nel perenne ricordo del padre, morto quando lei era piccolissima e tutto ciò che le rimane è una bussola che conserva quasi fosse un trofeo, il ragazzo  è invece intriso di quella malinconia che alberga in chi lascia l'adolescenza e si trova catapultato nella vita.

Ed è così che le loro storie si incontrano, in una dimensione che il regista ci dichiara subito essere quella del sogno, un sogno comune , vissuto in fasi diverse che si intreccia alla realtà e che stravolge ogni connessione temporale.
Niente di nuovo sul piano puramente narrativo: adolescenza, amore, perdita , dolore , sono argomenti trattati a iosa nel cinema, ma quello che dona a questo film un fascino sicuramente particolare è proprio il suo impianto, la sua struttura, elaborata con bravura da Hou che ci racconta una vicenda all'interno di una distruzione spazio temporale che la dilata, creando, almeno inzialmente , un piacevole stordimento nello spettatore.
Ben presto però i piani narrativi tendono a fondersi, il futuro diventa presente, così come il passato e vengono colmati da una storia d'amore elegantemente raccontata nella quale , come dichiara il regista stesso, c'è molto di autobiografico.
Diventa quindi piacevole e pieno di nostalgia passare dalle schiene piegate degli studenti che dormono sulle scrivanie del centro studi al battello alla deriva occupato solo dai due giovani , da un indiano querulo e da un cavallo (quanto Tsai c'è in questa scena....), dal ricordo del padre riflesso nel volto di Tsuang al dramma racchiuso nella vicenda amorosa.
Se è vero che il regista sembra a volta ostentare una ricerca affannosa della poeticità ed insistere un po' troppo su alcuni particolari (la bussola ad esempio) è altrettanto vero però che siamo di fronte ad un lavoro bello e melanconico, che si interroga su quanto il presente possa permeare la vita e su come l'amore possa trovare uno spazio privo di limiti.
Molto bravi i due giovani protagonisti, visi freschi e pieni di intensità: Nikki Hsin-Ying Hsieh e Bryan Su -Hao Chang.
Alla luce di quanto visto nell'appena trascorso 2010 si può ben sperare che una cinematografia importante e ricca di grandissimi registi quale quella taiwanese, possa avere finalmente trovato nuova linfa tale da poterla riportare ai fasti passati.

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