Il ritorno di Landis
Dopo 12 anni torna al cinema John Landis con un lavoro assolutamente apprezzabile che dimostra come il regista abbia ancora una certa verve, tipicamente intrisa di humor nero, la stessa dei giorni migliori.
Siamo ad Edimburgo, inizi del 1800, un boia ci introduce agli eventi raccontandoci come si vive in quell'epoca denominata "illuminismo", tra impiccagioni pubbliche che richiamo folle festanti, mendicanti, avvinazzati e le prestigiose scuole di medicina guidate da due illustri luminari contrapposti tra loro che danno sfoggio delle loro capacità sezionando cadaveri come prestigiatori.
In questo ambiente piombano due imbroglioni da quattro soldi, Burke e Hare appunto, che ben presto fiutano nel commercio dei cadaveri ad uso (pseudo)scientifico l'affare della loro vita: si trasformano così in procacciatori di defunti che recapitano , dietro lauto pagamento, alla scuola diretta dal Dottor Knox: dapprima si limitano a raccogliere conoscenti morti , poi, visto che la richiesta aumenta vertiginosamente, si trasformano in veri assassini, fino a che l'imbroglio non viene scoperto e lo scandalo appianato, grazie ad un piccolo atto sacrificale.
Landis ci schernisce subito, sin dai titoli di testa avvisando che gli eventi sono reali, tranne quelli che non lo sono, ed in effetti i due protagonisti sono realmente esistiti, e con il suo proverbiale gusto per la black comedy imbastisce una storia divertente, ricca di risate, che sbeffeggia un'epoca e certi costumi; ma soprattutto costruisce una ambientazione riuscitissima, a tinte gotiche, nella quale si muovono schiere di personaggi nella descrizione dei quali Landis da sicuramente il meglio di sè.
I due truffatori mostrano il volto sarcastico della legge economica domanda-offerta che rimane il motore trainante di tutte le epoche, il solo Burke sembra essere animato da uno slancio altruista dettato dall'amore per una giovane attrice nella quale investe i suoi guadagni, mentre Hare impersonifica benissimo la faccia cinica e senza scrupoli di chi cerca il benessere ad ogni costo, ma è tutta l'epoca che viene simpaticamente (e neppure tanto) messa alla berlina dal regista, che anche se si mantiene distante dai livelli raggiunti nei suoi lavori più apprezzati, riesce comunque ancora a graffiare con ritmo e con intelligenza.
Insomma un ritorno che lascia ben sperare, nonostante gli anni passati, e John Landis, col suo umorismo nero e la sua demenzialità, è personaggio di cui si è sentita fortemente la mancanza nel panorama cinematografico dell'ultimo periodo.
Siamo ad Edimburgo, inizi del 1800, un boia ci introduce agli eventi raccontandoci come si vive in quell'epoca denominata "illuminismo", tra impiccagioni pubbliche che richiamo folle festanti, mendicanti, avvinazzati e le prestigiose scuole di medicina guidate da due illustri luminari contrapposti tra loro che danno sfoggio delle loro capacità sezionando cadaveri come prestigiatori.
In questo ambiente piombano due imbroglioni da quattro soldi, Burke e Hare appunto, che ben presto fiutano nel commercio dei cadaveri ad uso (pseudo)scientifico l'affare della loro vita: si trasformano così in procacciatori di defunti che recapitano , dietro lauto pagamento, alla scuola diretta dal Dottor Knox: dapprima si limitano a raccogliere conoscenti morti , poi, visto che la richiesta aumenta vertiginosamente, si trasformano in veri assassini, fino a che l'imbroglio non viene scoperto e lo scandalo appianato, grazie ad un piccolo atto sacrificale.
Landis ci schernisce subito, sin dai titoli di testa avvisando che gli eventi sono reali, tranne quelli che non lo sono, ed in effetti i due protagonisti sono realmente esistiti, e con il suo proverbiale gusto per la black comedy imbastisce una storia divertente, ricca di risate, che sbeffeggia un'epoca e certi costumi; ma soprattutto costruisce una ambientazione riuscitissima, a tinte gotiche, nella quale si muovono schiere di personaggi nella descrizione dei quali Landis da sicuramente il meglio di sè.
I due truffatori mostrano il volto sarcastico della legge economica domanda-offerta che rimane il motore trainante di tutte le epoche, il solo Burke sembra essere animato da uno slancio altruista dettato dall'amore per una giovane attrice nella quale investe i suoi guadagni, mentre Hare impersonifica benissimo la faccia cinica e senza scrupoli di chi cerca il benessere ad ogni costo, ma è tutta l'epoca che viene simpaticamente (e neppure tanto) messa alla berlina dal regista, che anche se si mantiene distante dai livelli raggiunti nei suoi lavori più apprezzati, riesce comunque ancora a graffiare con ritmo e con intelligenza.
Insomma un ritorno che lascia ben sperare, nonostante gli anni passati, e John Landis, col suo umorismo nero e la sua demenzialità, è personaggio di cui si è sentita fortemente la mancanza nel panorama cinematografico dell'ultimo periodo.
Dopo che l'ho visto ho pensato a "The gangs of NY", qui i cadaveri, lì le bande sono alla base della nostra "civiltà".
RispondiEliminaIl film di Landis è bello, da fuoriclasse, spumeggiante, non annoia un secondo.
Per non parlare della moglie di Hare, ahah. Comunque molto godibile e simpatico, di certo non un grande film.
RispondiElimina@Ismaele: infatti, pur non raggiungendo senz'altro le vette del miglior Landis, il film va giù che è un piacere.
RispondiElimina@Alessandra: grande personaggio anche lei :) , come svariati altri minori ( la vecchietta della prima impiccagione ahahahahh); come ritorno non ci possiamo lamentare.
grande Landis! il ritorno di un grande maestro, ne sono proprio felice!
RispondiEliminaVero Monsier, è stato un graditissimo ritorno
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