Storia di vite spezzate
Il lasso di tempo che intercorre tra il terremoto che distrusse Tangshan nel 1976 provocando 240 mila morti e quello che colpì la provincia del Sichuan nel 2008 con 68 mila morti, fa da sfondo al racconto di Feng Xiaogang che si impernia sulle vicende di una famiglia che fu spazzata via dal disastro: il padre morto nel tentativo di salvare i due figlioletti, la madre che deve decidere quale dei due , rimasti sepolti ,deve salvare, il figlio maschio Fang Da vivo ma senza un braccio e la femmina Fang Deng, creduta morta, ma miracolosamenmte sopravvissuta , abbandonata a se stessa e salvata e adottata da una coppia di militari dell'Armata Rossa che contribuirono alle manovre di salvataggio nella città.
Le vite dei protagonisti rimangono indelebilmente segnate da ferite fisiche e morali che non guariranno mai, tra rimorsi, abbandono e sensi di colpa e vengono seguite ,scandite da salti temporali anche decennali ,fino ai giorni nostri, quando un altro terremoto riunirà quello che 32 anni prima era volato via frantumato in mille pezzi: sarà infatti il senso di colpa che accompagna sempre chi sopravvive alle catastrofi a portare i due fratelli sui luoghi del terremoto e a ricomporre il nucleo famigliare rimasto disgregato per decenni.
Ben lungi dall'essere un disaster movie come ci si potrebbe attendere ( il terremoto fa la parte da leone solo nei primi 20 minuti del film), Aftershock è un film sulle vite segnate dalle ferite profonde, sulla memoria e sulla difficoltà a riemergere dal buio, costruito con una livrea impeccabile, come Feng fa sempre, troppo incline però alla commozione carpita un po' a forza grazie a frequenti momenti drammatici che spesso poco hanno a che vedere con la narrazione.
Non c'è dubbio però che il film, girato in Imax e grandissimo successo di botteghino in patria come si conviene a film ad impronta popolare, ha le sue qualità soprattutto nella descrizione dei personaggi che compongono un microcosmo che appare per troppo avulso dalla realtà: il regista si guarda bene dal raccontare i cambiamenti epocali che hanno portato la Cina dall'utopia maoista al neocapitalismo che ne ha fatto la potenza mondiale che conosciamo, passando attraverso le riforme e le liberalizzazioni; unica traccia del trascorrere del tempo è la modifica del profilo urbanistico delle città dall'edilizia rurale di epoca rivoluzionaria alla estrema modernità del nuovo millennio.
Film da vedere sicuramente, ma che stenta a raggiungere livelli di eccellenza pur non mancando momenti di grande cinema (la morte di Mao, la commemorazione dei morti del terremoto intorno ai falò, la ricostruzione dei luoghi colpiti dalla catastrofe) e in cui Feng sembra più interessato alla confezione piuttosto che alla sostanza.
Fan Xu che interpreta la mamma ha ricevuto proprio poche ore fa il premio come migliore attrice all'Asian Film Award, ed in effetti la sua è una eccellente interpretazione; brava anche Zhang Jingchu nel ruolo di Fang e Chen Daoming nel ruolo del padre adottivo, che fa della conservazione della memoria della figlia la sua missione.
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