giovedì 25 settembre 2014

One on One ( Kim Ki-duk , 2014 )

Giudizio: 5/10

Seppur relegato alla sezione collaterale Orizzonti, anche quest'anno Kim Ki-duk trova modo di fare la sua comparsata alla Mostra Cinematografica di Venezia dove due anni ottenne il Leone d'Oro con Pieta , illudendoci che forse qualcosa di positivo tornava a galla dal fondo della palude; con One on One invece il regista coreano sembra più essere incanalato nel flusso di Moebius che in quello del lavoro con cui vinse a Venezia.
One on One è infatti film che delude, confuso, un coacervo di tematiche appena accennate tenute insieme solo da uno sfoggio di violenza per lo più gratuita che non richiama certo la violenza ancestrale e torbida che animava i primi lavori del coreano.
La storia sembra più un pretesto per gettare ai quattro venti riflessioni sociologiche, politiche ed esistenziali, in quanto di fatto è un loop di circa due ore che ci presenta un gruppo di personaggi (un branco di disperati scopriremo poi) che decidono di farsi giustizia da soli con gli autori di un brutale assassinio di una giovane ragazza.

Ad uno ad uno i presunti colpevoli vengono catturati e mediante torture e violenze obbligati a sottoscrivere col sangue una confessione su quanto accadde quel giorno.
Se i vendicatori, ora vestiti da banda paramilitare, ora da agenti dei servizi di sicurezza, sono dei disperati e degli emarginati, la manovalanza che ha eseguito il crimine non è da meno al punto che ben presto in qualcuno emerge il rimorso e il pentimento.
Prendendosela con il potere e con la violenza di chi lo esercita, con l'esercito e con la società coreana marcia fino al midollo, spargendo riflessioni buddhiste piuttosto dozzinali, costruendo l'elegia della vendetta , del libero arbitrio e della responsabilità collettiva, Kim si atteggia a grande saggio incavolato che guarda con disprezzo le bassezze della società coreana, lasciando però sempre aperta una piccola fuga verso la redenzione che si concretizza nel finale (stilisticamente il segmento più accettabile del film) in cui però non manca la solita scia di sangue, quasi una firma nascosta , neppure tanto a dire il vero, del regista.
One on One nel complesso risulta però un film confuso che si tiene in piedi con enormi difficoltà, sembra l'equivalente cinematografico di quei vecchi beoni che seduti ad un tavolino lanciano strali e anatemi contro tutti e contro tutto mentre tutto intorno la vita continua a girare come sempre.
Diciamo che se Pieta ci aveva illusi e Moebius lasciati senza parole ( in tutti i sensi) tra demenzialità e grottesco , One on One ci da la quasi certezza che per rivedere il Kim che abbiamo amato dovrà avvenire una sorta di miracolo cinematografico.

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