domenica 30 ottobre 2011

And the spring comes ( Gu Chang-wei , 2007 )

Giudizio: 7/10
L'arte e la libertà

Dopo una lunga e gloriosa carriera come sceneggiatore in lavori tra i più importanti del panorama cinematografico cinese degli ultimi venti anni, Gu Chang-wei imbraccia la macchina da presa e, a partire dal 2005, sforna tre lavori di cui And the spring comes è il secondo; se il film dal punto di vista della regia presenta più di una sbavatura, altrettanto non si può dire delle tematiche che tratta e dell'insieme che ne scaturisce.
Il racconto di Gu si ambienta nella provincia cinese settentrionale , nel periodo storico che segue da vicino la fine della rivoluzione culturale, la morte di Mao e i primi accenni alla modernizzazione e alle aperture; protagonista è Wang Cai-ling, una donna che ha fatto del canto e dell'amore per l'opera, soprattutto quella europea ed italiana in particolare, il suo motivo di vita; la sua grande aspirazione è trasferirsi a Pechino per poter inseguire il sogno di diventare una cantante.

sabato 29 ottobre 2011

Poongsan ( Juhn Jaihong , 2011 )

Giudizio: 6/10
Storia d'amore e di spie con sprazzi del vecchio Kim Ki-duk

Scritto e prodotto da Kim Ki-duk e diretto dal suo aiuto regista Juhn Jaihong, Poongsan ha ottenuto grande successo in patria, principalmente perchè va ad affrontare un tema che nel popolo coreano rimane una ferita perennemente aperta e cioè la divisione del paese tra Nord e Sud. 
Il film in effetti si adagia molto su questa tematica, virando a volte verso una vera e propria spy story, che confluisce però in un'altra serie di assi narrativi che portano ad uno sviluppo del film non proprio lineare.
Il protagonista della vicenda è un giovane misterioso identificato dal marchio di sigarette che fuma convulsamente , Poongsan appunto, il quale scorrazza in lungo e largo nella Zona demilitarizzata che divide i due paesi, trasportando oggetti, messaggi e anche persone; il suo è un lavoro rischioso, ma anche una sorta di missione umanitaria, spinto da non si capisce bene quali motivi; non lo sentiamo mai parlare e lo vediamo armato di grande forza e vigoria scavalcare le reti elettrificate del confine addirittura con uno stile da astista degna del miglior atleta al mondo. 

venerdì 28 ottobre 2011

Turn me on, Goddammit ! ( Jannicke Systad Jacobsen , 2011 )


Giudizio: 7/10
I turbamenti di una adolescente

Dopo avere riscosso un grande successo a New York al Tribeca Film Festival, l'opera prima della regista norvegese Jannicke Systad Jacobsen, viene presentata al Festival del Cinema di Roma , fuori concorso nella rassegna collaterale L'altro Cinema Extra ed anche in questa circostanza l'accoglienza è stata più che positiva, strappando fragorosi applausi al termine della proiezione.
Il lavoro in effetti possiede numerosi pregi, primo fra tutti quello di affrontare il tema del disagio adolescenziale prevalentemente sotto l'aspetto sessuale, trattandolo però con una ironia fuori dal comune alle latitudini scandinave.
Sin dai primi fotogrammi, in cui ci viene presentato il minuscolo paese dove si svolge la vicenda, è chiarissima l'ambientazione nordica: grandi spazi, paesaggi bellissimi e verdissimi, strade desolatamente vuote, animali al pascolo, luce ossessivamente sempre presente e giovani annoiati, che vivono la loro vita tra la scuola, la casa , un fatiscente centro giovanile in cui si consumano feste danzanti, l'immancabile bottiglia di birra e qualche canna.

lunedì 24 ottobre 2011

Intervista a Wang Xiao-shuai




Ho incontrato Wang Xiao-shuai a margine della rassegna AsiaticaFilmMediale che si è tenuta a Roma recentemente. 
Il regista , disponibilissimo, ha dimostrato grande desiderio e passione nel parlare del suo cinema , della situazione del cinema in Cina, della situazione sociale e culturale del suo paese natale, tendendo sempre a sottolineare come dietro una facciata vivace e moderna, quel paese nasconda forti contraddizioni, soprattutto nel cinema, dove le voci dei cineasti indipendenti sono spesso frustrate ed emarginate da problemi economici derivanti da una industria che ha sposato a pieno la logica capitalistica occidentale.
L'intervista integrale può essere letta sulle pagine di AsianWorld

domenica 23 ottobre 2011

This must be the place ( Paolo Sorrentino , 2011 )

Giudizio: 5/10
Stavolta Sorrentino stecca

Va in America Paolo Sorrentino per il suo ultimo film e la sua prepotente parabola di qualità subisce una brusca frenata.
Vero che la rockstar in rottamazione protagonista del film somiglia molto come stereotipo ai personaggi atipici che popolano il cinema del regista (usurai viscidi, cassieri della mafia eroinomani e sociopatici, il politico per eccellenza , il Divo Giulio), ma tutta la storia che ruota intorno a lui zoppica pesantemente, accellera confusamente e frena repentinamente, si perde in divagazioni tenute assieme da una buona capacità di regia e dalla figura del personaggio protagonista, ma alla fine, lascia poco e niente.
Ma nonostante questo e nonostante la prova istrionescamente buona di Sean Penn, il personaggio stesso disegna più spesso ombre che luci al punto che tutto ciò che ruota intorno a lui si perde in mille rivoli, taluni dei quali francamente poco comprensibili.

giovedì 20 ottobre 2011

11 Flowers ( Wang Xiao-shuai , 2011 )

Giudizio: 8/10
I ricordi e il dramma di un popolo

L'ultimo lavoro di Wang Xiao-shuai, esponente di punta della Sesta Generazione dei cineasti cinesi, è stato presentato in anteprima nazionale alla 12° edizione di Asiatica a Roma, alla presenza dell'autore stesso, dopo aver raccolto riconoscimenti e plauso sia al Festival di Toronto che a quello di San Sebastian.
Per stessa ammissione del regista è questo il suo lavoro con la più forte impronta autobiografica tra quelli fin qui da lui diretti, al punto che in larghi tratti la storia raccontata si sovrappone totalmente a quella personale del regista.
Dopo un paio di digressioni nell'epoca contemporanea, Wang ritorna sulle tematiche che erano la spina dorsale di Shanghai Dreams, ambientando il suo lavoro nelle stesse regioni e nella stessa epoca storica.

martedì 18 ottobre 2011

Late Autumn ( Kim Tae-yong , 2010 )

Giudizio: 7.5/10
Quando due solitudini si incontrano

Remake di un lavoro del regista Lee Man-hee, autore apprezzato degli anni 60-70, andato irrimediabilmente perduto e di cui esiste anche un altro remake negli anni 80 da parte di Kim Ki-young, Late Autumn, terza opera di  Kim Tae-young, uno tra i più apprezzati registi coreani della nuova generazione che esordì con Memento mori, sicuramente il miglior capitolo della saga Whispering Corridors, è un lavoro che nasconde una certa ambizione e che, pur rimanendo in tutto e per tutto un'opera coreana, sceglie Seattle come ambientazione ( a detta del regista perchè per una storia triste serviva una città triste e nebbiosa) e si affida ad una accoppiata atipica composta dalla attrice cinese Tang Wei e dal corano Hyun Bin.

giovedì 13 ottobre 2011

The sorcerer and the White Snake ( Ching Siu-tung , 2011 )

Giudizio: 5.5/10
Serpentelli, amore impossibile e fato

E' l'ennesima trasposizione cinematografica di una delle leggende cinesi più note, quella del Serpente Bianco, l'ultimo lavoro di Ching Siu-tung, e l'occhio e il cuore degli amanti del genere non può non andare a Green Snake del grande Tsui Hark, che da quel testo traeva egualmente ispirazione per un lavoro che, seppur non memorabile e assolutamente imperfetto, rimane però un punto fermo nella filmografia del genere.
Quindi non deve stupire l'inevitabile paragone con l'opera precedente, sebbene sia questo esercizio sempre da evitare quando possibile.
ChingSiu-tung, va detto, rielabora la struttura del racconto piegandola pesantemente alle mirabilie delle tecnologie computerizzate e al digitale che consentono prodigi stupefacenti che riempiono lo schermo; così facendo però lima troppo l'aspetto morale e melò, lasciando quel senso di stupefatto e fantastico stordimento relegato solo ai momenti di trionfo tecnologico.

domenica 9 ottobre 2011

The One armed swordsman ( Chang Cheh , 1967 )


Giudizio: 9/10
Il mito dell'eroe tragico

Altro imprescindibile paradigma del Cinema wuxia, e di tutto un certo genere che fece la fortuna cinematografica di Hong Kong sul finire degli anni 60 e per tutti i 70, The one armed swordsman (grottescamente titolato in italiano Mantieni l'odio per la tua vendetta), va considerato assolutamente come uno dei capostipiti indiscussi ,oltre che capolavoro assoluto, di Chang Cheh, capace di creare un personaggio che è entrato nella leggenda cinematografica, riferimento di numerosi altri lavori.
L'uomo fedele, valoroso, rispettoso dell'onore mutilato del suo braccio destro costretto a risalire dall'abbisso in cui il suo nuovo stato lo ha gettato e che trova nella sua volontà e nella sua disciplina interiore, oltre che nella sete di vendetta, la forza per poter affermare i valori di cui si fa paladino.
Sono tutte tematiche che fanno parte dei valori cavallereschi che il wuxia conserva nel suo dna, che Chang Cheh ben incastona in un racconto che affianca alle atmosfere cupe un senso di dramma incombente, spesso soverchiante rispetto agli aspetti puramente tecnici su cui si basano le pellicole sulle arti marziali.

sabato 8 ottobre 2011

Crazy racer ( Ning Hao , 2009 )

Giudizio: 8/10
Commedia nera a mille all'ora

Brillante esempio di Cinema cinese galleggiante tra la commedia popolare di evasione e intellettualismo da cinema di nicchia, Crazy racer del giovane regista Ning Hao è film divertente, ben scritto e ben diretto, che regala sorrisi, si adagia spesso su un substrato di humor nero tale da render plausibile il suo inserimento tra le black comedy.
La storia racconta di un ciclista che in una gara perde per meno di un soffio la medaglia d'oro e che si ritrova subito dopo in mezzo ai guai con l'antidoping per essersi fatto incastrare da un truffatore. Viene squalificato a vita , ma questo sarà solo l'inizio di una serie di peripezie funambolicamente incastonate una nell'altra nelle quali troviamo il nostro ciclista, il suo coach, una scalcinata e quasi grottesca gang di trafficanti di droga di Taiwan, il truffatore in perenne attività affaccendato, una coppia di improbabili killer prezzolati che vendono la loro opera pasticciona per fare i soldi e sposarsi, una coppia di poliziotti in spasmodica attesa di un caso importante ma che colleziona solo brutte figure, immobiliaristi senza scrupoli e un trafficante thailandese spietato e congelato, tutti follemente impegnati ad omologarsi ai loro modelli di riferimento.

mercoledì 5 ottobre 2011

Police story ( Jackie Chan , 1985 )

Giudizio: 8/10
Jackie Chan, one man show

Quando nel 1985 Jackie Chan diresse Police story aveva 30 anni, era nel pieno della sua efficenza fisico-atletica, veniva da una lunga serie di lavori del genere kung fu movie e si andava affermando come una star a livello planetario.
L'intuizione di Police story, film che apre la porta non solo ad una lunga serie di sequel, ma anche quella della contaminazione burlesca tra commedia e action movie, ha fatto sì che il lavoro diventasse in breve un capostipite del genere di cui ancora oggi si riesce ad apprezzare l'onda lunga creativa.
Il film di per sè è di una semplicità disarmante: storia tipica e ben conosciuta, azione portata al parossismo e one man show con Chan che non solo dirige (film , azione e stunt), interpreta, coreografa , ma si erge ad assoluto mattatore nel più classico stile del mattatore inarrivabile.

sabato 1 ottobre 2011

A Touch of Zen ( King Hu , 1969 )

Giudizio: 9/10
Il precursore del wuxia moderno

A touch of Zen , pateticamente titolato e stravolto in italiano in La fanciulla cavaliere errante, è probabilmente il capolavoro assoluto di King Hu e una di quelle opere che vanno ascritte nell'olimpo della Cinematografia di tutti i tempi, al di là delle sterili e poco realistiche iperboli che si mettono in atto quando si parla di film che hanno segnato indelebilmente non solo un epoca ma anche tutta la storia dell'arte cinematografica.
Il lavoro di King Hu , che impiegò due anni per prepararlo, un tempo abnorme visto che a quell'epoca un film si girava in un mese, possiede una complessità narrativa ed una struttura che lo rendono unico nel suo genere , e soprattutto, contiene, venti anni prima, quell'idea di wuxia rivoluzionaria che ebbe in Tsui Hark il grande artefice.
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