domenica 9 ottobre 2011

The One armed swordsman ( Chang Cheh , 1967 )


Giudizio: 9/10
Il mito dell'eroe tragico

Altro imprescindibile paradigma del Cinema wuxia, e di tutto un certo genere che fece la fortuna cinematografica di Hong Kong sul finire degli anni 60 e per tutti i 70, The one armed swordsman (grottescamente titolato in italiano Mantieni l'odio per la tua vendetta), va considerato assolutamente come uno dei capostipiti indiscussi ,oltre che capolavoro assoluto, di Chang Cheh, capace di creare un personaggio che è entrato nella leggenda cinematografica, riferimento di numerosi altri lavori.
L'uomo fedele, valoroso, rispettoso dell'onore mutilato del suo braccio destro costretto a risalire dall'abbisso in cui il suo nuovo stato lo ha gettato e che trova nella sua volontà e nella sua disciplina interiore, oltre che nella sete di vendetta, la forza per poter affermare i valori di cui si fa paladino.
Sono tutte tematiche che fanno parte dei valori cavallereschi che il wuxia conserva nel suo dna, che Chang Cheh ben incastona in un racconto che affianca alle atmosfere cupe un senso di dramma incombente, spesso soverchiante rispetto agli aspetti puramente tecnici su cui si basano le pellicole sulle arti marziali.

L'azione naturalmente non manca, ma è qualcosa che che si affaccia fugacemente, il tempo di qualche clangore di ferri e che , con una regia frenetica, scompare riportando a galla quelli che sono i temi portanti del film: l'atmosfera in cui il senso dell'onore ridonda, il rispetto filiale, seppur verso un padre putativo, l'eroe solitario che va incontro al suo destino con la sola corazza della certezza della sua scelta di integrità morale, una certa misoginia che si esplica nel gesto di Pei che amputa quasi con codardia il braccio di Fang Kang e con la figura ,peraltro più positiva, quasi materna, di Xiao Man che come un grillo parlante cerca di mostrare allo spadaccino monco il lato pernicioso delle arti marziali, antieroine così diverse da quelle di King Hu di A touch of Zen o Come drink with me, lavori appartenenti ad un filone wuxia praticamente contemporaneo a quello di Chang Cheh ma da cui si discosta in maniera apprezzabile.
La dicotomia buoni-cattivi, elemento essenziale del genere, è come sempre nei lavori del regista Hkese netta , senza possibilità alcuna di commistioni, al punto di accreditare ai nemici del nostro eroe niente meno che una spada truccata che rende innocue le spade Qi; solo lo spadaccino monco, per di più con una spada monca (tralasciamo tutta la querelle sul significato fallico-castrativo dell'immagine), emblema  incorruttibile dell'onore e del sacrifico, sarà in grado di vincere anche l'imbroglio e la perfidia dei cattivi.
The one armed swordsman avrà due sequel diciamo così ufficiali, più qualche tentativo di usurpazione, ma quello che più conta è che il modello dell'eroe tragicamente grande è divenuto un riferimento per buona parte dei registi che negli anni seguenti hanno tentato il rilancio del wuxia.
Per il grande Jimmy Wang fu il film che lo lanciò definitivamente e che , tanto per cambiare, anche Peter Chan nel recente Wuxia ha omaggiato regalandogli una parte breve ma importante e richiamando nel finale, sotto le mentite spoglie di un grandissimo Donnie Yen, il suo ruolo di spadaccino monco che si fa portatore di ideali pacifisti.

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