Commedia nera a mille all'ora
Brillante esempio di Cinema cinese galleggiante tra la commedia popolare di evasione e intellettualismo da cinema di nicchia, Crazy racer del giovane regista Ning Hao è film divertente, ben scritto e ben diretto, che regala sorrisi, si adagia spesso su un substrato di humor nero tale da render plausibile il suo inserimento tra le black comedy.
La storia racconta di un ciclista che in una gara perde per meno di un soffio la medaglia d'oro e che si ritrova subito dopo in mezzo ai guai con l'antidoping per essersi fatto incastrare da un truffatore. Viene squalificato a vita , ma questo sarà solo l'inizio di una serie di peripezie funambolicamente incastonate una nell'altra nelle quali troviamo il nostro ciclista, il suo coach, una scalcinata e quasi grottesca gang di trafficanti di droga di Taiwan, il truffatore in perenne attività affaccendato, una coppia di improbabili killer prezzolati che vendono la loro opera pasticciona per fare i soldi e sposarsi, una coppia di poliziotti in spasmodica attesa di un caso importante ma che colleziona solo brutte figure, immobiliaristi senza scrupoli e un trafficante thailandese spietato e congelato, tutti follemente impegnati ad omologarsi ai loro modelli di riferimento.
Praticamente impossibile raccontare gli eventi tanto essi sono incastrati uno nell'altro, tra mille equivoci e malintesi, per cui ad ogni gesto compiuto la matassa si ingarbuglia sempre più fin quasi a perdere il filo conduttore.
Ma il film è tutt'altro che confuso e incomprensibile, semplicemente gioca molto con il ritmo, con gli incroci delle varie storie che partono separate per finire a convergere; anzi proprio questo gusto di disorientare e intricare ancora di più la narrazione risulta uno dei pilastri portanti della pellicola.
I personaggi sono quasi tutti molto ben caratterizzati, anche quelli di contorno (la moglie del truffatore, l'immobiliarista ) e spesso danno un tocco di demenzialità al racconto, in altri momenti il film sembra quasi ripiegare su atmosfere da fratelli Coen, soprattutto laddove si evidenzia come la maggior parte dei personaggi è calata in una realtà ben più grande di loro nella quale però vogliono tenacemente rimanere protagonisti inseguendo il sogno dell'arricchimento.
C'è forse anche una certa forza metaforica nel lavoro di Ning Huo: questo folle correre ognuno dietro all'altro sembra una trasposizione della realtà cinese, spasmodicamente tesa al successo, al correre dietro alla ricchezza, a non rimanere indietro, a qualunque costo, una frenesia che porta le vite dei protagonisti al caos ingovernabile.
Il caos che Ning mette in piedi però è molto ben ordinato, richiede è vero molta attenzione ai personaggi e agli incastri, ai dialoghi e a certe gag difficili da comprendere per i non cinesi, ma tutto scorre però liscio garantendo ritmo e divertimento, forse nel finale si intravvede qualche scricchiolio che fa apparire l'epilogo non proprio in linea con il resto del film; ma attenzione ai titoli di coda : il film finisce veramente solo dopo l'ultimo titolo e nel frattempo possiamo apprezzare , dopo averla sentita in svariati altri film cinesi, una versione particolare di Bella Ciao.
Un film valido , insomma, dove si ride con intelligenza e dove forse ci si pone anche qualche domanda e qualche riflessione, che conferma la bravura del regista nel sapere tessere una ragnatela fittissima , sorretto da una serie di attori molto bravi nella caratterizzazione dei protagonisti, capitanata da un bravo Huang Bo nel ruolo del ciclista, e, soprattutto, un lavoro che dimostra come anche in Cina sia possibile coniugare cassetta e qualità in maniera armonica.
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