Giudizio: 10/10
Il Manifesto di Wong
Consigli per l'uso: chi non ha mai visto un film di Wong Kar-Wai, inizi con questo; chi ne ha visto qualcuno e non questo, li veda tutti e alla fine questo; chi li ha visti tutti riveda questo ancora una volta. Sì perchè questa opera è il prologo e insieme la summa artistica del grande cineasta: c'è già tutto in Ashes of time,terzo lungometraggio del regista, che poi svilupperà quello che qui è accennato, appena tracciato ma con forza, nelle sue opere seguenti.
Diciamolo subito: è un film non facile, di quelli che i burloni americanofili definirebbero lento ed invece è un susseguirsi di storie tracciate, lasciate appese, di squarci violenti e penetranti, di esaltazione visiva cromatica che convergono tutte alla fine nel momento in cui ogni cosa torna precisamente ed ineluttabilmente al suo posto.
La storia narra di uno spadaccino abilissimo che sceglie di vivere come un eremita in mezzo al deserto in attesa di ricevere incarichi da portare a termine: incarichi che puntualmente arrivano, spesso molto oscuri e strani; unica visita fissa che riceve è quella di un suo vecchio amico , uomo d'armi anche esso , latore di notizie sulla donna un tempo amata dal nostro eroe , ed ora sposa di suo fratello.
In quella sua dimora in mezzo al deserto vediamo svolgersi drammi ed episodi che all'inizio sembrano inspiegabili: commitenti di omicidi che divengono a loro volta bersaglio di altri delitti richiesti per procura, personaggi che cambiano sesso (seppur interpretati dalla stessa formidabile Brigitte Lin), aspiranti sicari che cercano un mentore cui ispirarsi; tutto in un ambiente rarefatto nel tempo e nello spazio, dove solo la pioggia battente (marchio del regista) sembra avere vita; dove il dramma si sposa alla vendetta e il colore della terra riempie lo schermo.
La grandezza di Wong sta nel sottomettere un genere (la wuxiapian) ai suoi voleri creando un film mirabile in cui lo scorrere del tempo, il rimpianto, il ricordo, l'amore doloroso permeano tutti i personaggi come sarà anche per quasi tutte le sue opere che verranno; le lotte interiori , l'impossibilità di tornare sui passi già percorsi, il dolore immenso che tutto questo procura fanno di questo film un manifesto dell'intimità e della forza dei sentimenti.
Tutto rimane inerte, penzolante , le storie monche fino a quando irrompe sullo schermo nella sua grandezza Maggie Cheung, promessa sposa un tempo del nostro eroe, ora macerata dal suo ricordo e dal rimpianto: sarà lei con la sua presenza scenica stupefacente a tirare le fila di tutto e far tornare , finalmente chiara, ogni cosa al suo posto.
La poetica di Wong sta nel suo enorme garbo , nel disegnare, accennandoli, personaggi bellissimi e a tratti commoventi, quasi sempre soli con se stessi, creando un marea montante di emozioni, ancher grazie al ricorso massiccio alla narrazione fuori campo che altro non è che il dipinto dell'animo dei vari protagonisti; tutto ciò con una maestria tecnica affascinante da autentico fuoriclasse, coadiuvato da musiche sempre calzanti e da una fotografia che lascia senza fiato (Cristopher Doyle, lo stesso di Heroe); il potentissimo cast di attori, tra i quali il mai tanto compianto Leslie Cheung nel ruolo dell'eroico spadaccino e la già citata, spendida Meggie Cheung danno il tocco finale a questo che giustamente viene considerato il Capolavoro del Maestro di Shangai.
L'opera, ridigitalizzata, rielaborata e ritoccata con tagli per mano del regista (Ashes of Time Redux) avrà la sua prima assoluta italiana al VII Asian Film Festival di Roma l'8 di luglio.
“Pensavo di essere io la vincitrice…fino al giorno in cui ho visto allo specchio il volto di una perdente.
Non sono riuscita ad avere vicino a me la persona che amavo di più nei miei anni migliori. Quanto meraviglioso sarebbe poter tornare indietro nel tempo” , così recita la Cheung nel sottofinale, autentico manifesto programmatico dell'arte di questo immenso Regista.
Diciamolo subito: è un film non facile, di quelli che i burloni americanofili definirebbero lento ed invece è un susseguirsi di storie tracciate, lasciate appese, di squarci violenti e penetranti, di esaltazione visiva cromatica che convergono tutte alla fine nel momento in cui ogni cosa torna precisamente ed ineluttabilmente al suo posto.
La storia narra di uno spadaccino abilissimo che sceglie di vivere come un eremita in mezzo al deserto in attesa di ricevere incarichi da portare a termine: incarichi che puntualmente arrivano, spesso molto oscuri e strani; unica visita fissa che riceve è quella di un suo vecchio amico , uomo d'armi anche esso , latore di notizie sulla donna un tempo amata dal nostro eroe , ed ora sposa di suo fratello.
In quella sua dimora in mezzo al deserto vediamo svolgersi drammi ed episodi che all'inizio sembrano inspiegabili: commitenti di omicidi che divengono a loro volta bersaglio di altri delitti richiesti per procura, personaggi che cambiano sesso (seppur interpretati dalla stessa formidabile Brigitte Lin), aspiranti sicari che cercano un mentore cui ispirarsi; tutto in un ambiente rarefatto nel tempo e nello spazio, dove solo la pioggia battente (marchio del regista) sembra avere vita; dove il dramma si sposa alla vendetta e il colore della terra riempie lo schermo.
La grandezza di Wong sta nel sottomettere un genere (la wuxiapian) ai suoi voleri creando un film mirabile in cui lo scorrere del tempo, il rimpianto, il ricordo, l'amore doloroso permeano tutti i personaggi come sarà anche per quasi tutte le sue opere che verranno; le lotte interiori , l'impossibilità di tornare sui passi già percorsi, il dolore immenso che tutto questo procura fanno di questo film un manifesto dell'intimità e della forza dei sentimenti.
Tutto rimane inerte, penzolante , le storie monche fino a quando irrompe sullo schermo nella sua grandezza Maggie Cheung, promessa sposa un tempo del nostro eroe, ora macerata dal suo ricordo e dal rimpianto: sarà lei con la sua presenza scenica stupefacente a tirare le fila di tutto e far tornare , finalmente chiara, ogni cosa al suo posto.
La poetica di Wong sta nel suo enorme garbo , nel disegnare, accennandoli, personaggi bellissimi e a tratti commoventi, quasi sempre soli con se stessi, creando un marea montante di emozioni, ancher grazie al ricorso massiccio alla narrazione fuori campo che altro non è che il dipinto dell'animo dei vari protagonisti; tutto ciò con una maestria tecnica affascinante da autentico fuoriclasse, coadiuvato da musiche sempre calzanti e da una fotografia che lascia senza fiato (Cristopher Doyle, lo stesso di Heroe); il potentissimo cast di attori, tra i quali il mai tanto compianto Leslie Cheung nel ruolo dell'eroico spadaccino e la già citata, spendida Meggie Cheung danno il tocco finale a questo che giustamente viene considerato il Capolavoro del Maestro di Shangai.
L'opera, ridigitalizzata, rielaborata e ritoccata con tagli per mano del regista (Ashes of Time Redux) avrà la sua prima assoluta italiana al VII Asian Film Festival di Roma l'8 di luglio.
“Pensavo di essere io la vincitrice…fino al giorno in cui ho visto allo specchio il volto di una perdente.
Non sono riuscita ad avere vicino a me la persona che amavo di più nei miei anni migliori. Quanto meraviglioso sarebbe poter tornare indietro nel tempo” , così recita la Cheung nel sottofinale, autentico manifesto programmatico dell'arte di questo immenso Regista.
sono riuscito a vederne solo la prima parte causa un problema nel file video, ma mi smebrava davvero un gioiello! in ogni caso ho visto il primo film di kar-wai, as tears go by, davvero notevole, già si vedeva la grandezza e lo stile del regista.
RispondiEliminaPur rifiutando le iperboli tipiche di certi ambienti (" il più bel wuxia mai realizzato"), indubbiamente questo lavoro di Wong ha segnato la storia del genere.
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