Giudizio: 7/10
La finanza ai tempi dello Tsunami borsistico
Il secondo capitolo del filone thriller-finanziario diretto dalla ormai collaudatissima coppia Alan Mak-Felix Chong presenta come elemento di continuità rispetto al primo, oltre al contesto generale ben caratterizzato, solo la presenza dei tre attori principali che qui interpretano ruoli diversi rispetto al primo lavoro in cui lavoravano in equipe, come poliziotti alle calcagne delle frodi finanziarie calate nella depressione economica e nei ripetuti crack delle Borse mondiali.
In questo capitolo , probabilmente più tecnicamente pregnante dal punto di vista finanziario, al centro della storia ci sono gli immancabili poliziotti dal fiuto sopraffino per le truffe finanziarie, il mondo dell'economia, spesso artefatta e gonfiata da speculazioni borsistiche e le vite rovinate dallo tsunami finanziario che si è abbattutto anche sulle borse asiatiche in questo primo decennio del nuovo millennio.
Naturalmente anche in questo lavoro i due registi danno fondo alla caratterizzazione personale e intima dei personaggi, seppur in modo certamente più superficiale, ove si escluda la figura di Joe Szema , il capofila dei rovinati dalla mancanza di ogni regola che regna nel mondo degli affari.
La morale che emerge dal lavoro di Mak-Chong è che il denaro è capace di distruggere tutto: famiglie, legami affettivi, amicizie, sovrastando e spazzando via persino il proverbiale senso dell'onore e della lealtà che dei film HKesi è sempre stato un cardine quasi irrinunciabile.
Overherad 2 è comunque un film che si fa vedere piacevolmente, che alterna momenti di azione anche degni di nota (alcuni inseguimenti ad esempio) che sa mescolare la tensione legata alle operazioni finanziarie ardite con quella legata ai veri e propri atti delinquenziali, in fondo al quale emerge però ancora un barlume di umanità da parte di chi non ha voluto piegare del tutto la testa di fronte agli squali della finanza.
Se la trama non è particolarmente articolata, al contrario del primo, questo ha però più anima, più sentimento che giace sul fondo delle acque limacciose; i personaggi principali, ma anche alcuni di quelli secondari, hanno un buon spessore ed il tocco di melodramma, inevitabile come sempre nel cinema di Hong Kong, in quanto elemento imprescindibile, seppur forzato in certi frangenti (la storia della moglie del poliziotto ad esempio) da quel tocco che toglie la freddezza che un film fatto di numeri e di terminologia borsistica contiene intrinsecamente.
Un Loius Koo poliziotto incanutito in maniera quasi comica non appare al meglio della sua forma, mentre Lau Ching Wan e soprattutto Daniel Wu sembrano decisamente più convincenti nei panni, rispettivamente, dello squalo finanziario e della vittima della spietata legge della finanza d'assalto.
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